Padre, figlio e droga (162357)
Massy, 31
Gentile Dottore,
ho un lavoro che mi soddisfa e corrisponde ai miei studi, non ho problemi di salute, in somma sono integrato nella
società,
una vita normale la mia, ora, ma purtroppo, anni fa, non so come mi lasciai irretire da una
persona
che mi iniziò al consumo e abuso di sostanze stupefacenti e non le più
leggere, anzi? La faccenda è durata 2 anni (più il periodo in
comunità).
Arrivai al punto di vivere soltanto per quella roba, unico pensiero
fisso, ora mi sembra tutto così irreale! Se ne accorse per primo mio
padre e, con grande senso pratico, consultò tempestivamente chi di
dovere e mi consegnò alla comunità di recupero; mi salvò, ma giurò che
la
mia esistenza per lui era finita, io non esistevo e non mi avrebbe più
rivolto la parola se non per questioni strettamente necessarie, e così
è
stato.
Non ho più un padre da quel giorno e pensare che tra noi c'era
grande affetto, stima, io ero il piccolo di casa...
La mia famiglia unita e serena non si sarebbe mai aspettata questo da
me. Mia madre e le mie sorelle non mi parlarono per un po' ma poi mi
hanno perdonato, mi amano come prima e non accennano mai a quanto
accaduto. Ma sono le sole, ho perso il padre e gli amici.
Neppure il fatto che ora la mia vita sia di nuovo normale, che nessuno
ora potrebbe immaginare i miei trascorsi, ha convinto mio padre ha
ritrattare la sua "promessa"; nè il lavoro, l'indipendenza economica,
il
fatto che mi sia rifatto una vita, la condotta normale, lo convincono a
riabilitare la mia figura.
Da parte mia ho riconosciuto e condannato il mio errore
ma
nulla, non mi perdona. E' frustrante, non perde occasione davanti a parenti e amici per
ricordare cosa ho fatto, mi mette in difficoltà, rinnova il mio senso
di colpa perché gli ho distrutto la vita, la famiglia e l'ho
privato
di suo figlio...
Eppure ho investito tutta la mia energia e volontà per risalire (anni
di
psicoterapia), per scrollarmi di dosso quel marchio, per avere una vita
normale, ho studiato, lavoro sodo, ho trovato una fidanzata che mi
accetta nonostante i miei trascorsi e neppure lei ha vita facile con
lui, non la considera, le da la colpa di stare con me, la mette in
guardia e le rivolge la parola solo per ricordarle che è in errore a
stare con me e la "supplica" di non sposare uno come me.
Che dire, io conduco la mia vita ma questa situazione è come un buco
nero che offusca le mie giornate e non posso non pensarci.
Sarà mai possibile fare di nuovo breccia nel suo cuore?
Caro Massy,
è una situazione molto dura emotivamente!
Comprendo bene quanto sia frustrato.
Penso che il primo passo risieda nel cercare di integrare quanto le è successo, nella sua vita, di prima e di ora.
Lei dice di essere stato traviato in questa scelta, se è successo però, vuol dire che lei si è fatto traviare.
Voglio dire che se è andato verso quella direzione, significa che c'era qualcosa che la tirava da quella parte, non è mai tutta responsabilità degli altri. Nessuno l'ha trascinata a forza nel far uso di droghe.
Evidentemente, dentro sé c'è un buco nero, che l'ha portata in quel vortice e se c'è, ha anche un significato e un'origine.
Non c'è da cancellarlo, ma da comprenderlo e da assumerlo, da integrarlo.
Sua madre e sua sorella hanno perdonato e non ne parlano.
Perché?
Non si deve far finta che non ci sia stato, c'è stato e ci sono dei motivi per questo, ma è anche vero che ne è uscito e sta ancora lavorando in questa direzione.
Perché la dipendenza è dura da scardinare e si deve sempre stare all'erta, forse è di questo che suo padre si preoccupa. Forse suo padre non riesce ad accettare che c'è un buco nero nella sua famiglia e forse in lui stesso.
Non è stato un padre così perfetto, la sua immagine di famiglia perfetta è stata inesorabilmente intaccata!
Le cose non vanno bene perché si fa finta che non è successo nulla, le cose succedono e noi le facciamo succedere con meccanismi consci e inconsci, non c'è da condannarsi ma da comprendere per cambiare.
Capisco la sua sofferenza Massy, ma non deve pesare la propria tranquillità sulla base di quanto dice e fa suo padre?
Credo che lei deve integrare ogni parte di sé, dentro, compreso un padre rifiutante e spaventato, cercando di trasformare quel padre interno in un padre che accetta e accoglie.
Se lei per primo non si accoglie fino in fondo, accogliendo anche la propria responsabilità di quanto ha fatto, sarà sempre "dipendente" dal giudizio e dall'approvazione degli altri. Deve imparare a solidificarsi, ad apprezzarsi, ad amarsi, lei per primo, a prescindere da tutto il resto!
So che è dura, se a rifiutarti è tuo padre, ma lui può cambiare o no idea, ciò che è importante che lei non sia duro con sé!
Questo cambierà sicuramente le cose.
Accolga la realtà delle cose, lei è fragile, è debole, bisognoso, ma anche deciso, determinato, capace e l'insieme di tutto questo fa di lei la persona che è, un essere umano che vive e sbaglia e ripara e cresce.
(Risponde il Dott.ssa Costantini Sabrina)
Pubblicato in data 21/03/2013