Giovane mamma vedova (1532410871530)
fred, 44
Rimasta vedova a 43 anni con un bambino di 4 mi chiedo se è giusto tornare a vivere in casa con i miei genitori (65 anni lavoratori) per avere un aiuto nella crescita del bambino.
Grazie

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Cara Fred,
Restando vedova in giovane età, lei ha vissuto un dolore che va al di là delle normali sfide della vita, un evento che la maggior parte delle persone non sperimenta, e questo può farla sentire sola e disorientata. Forse, in questo frangente, vorrebbe che qualcuno le desse una soluzione e scegliesse per lei, perché la paura di fare la scelta sbagliata la blocca.
inizialmente la sua domanda mi ha messa in una certa difficoltà, in quanto noi psicologi non siamo abituati a dire alle persone cosa fare, né tanto meno a giudicare per loro cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Anzi, cerchiamo di aiutare le persone a prendere le decisioni per se stesse, certi che la persona che sta vivendo un'esperienza sia chi meglio di chiunque altro può arrivare a comprendere quale sia la scelta migliore.
Se c'è qualcosa che posso fare per guidarla, quindi, non è darle una risposta, ma aiutarla a porsi domande.
Proprio dal suo "mi chiedo" parte la strada che la porta verso quella che potrà essere una scelta felice: lei si interroga, riflette, si mette in discussione, e questo la rende libera, forte e capace di affrontare la vita. Le persone che non hanno mai dubbi o esitazioni possono apparire forti e sicure, ma in realtà sono immature e superficiali.
Insieme alla paura di avere dubbi, abbandoni anche la paura di sbagliare. Una scelta è buona se la sente profondamente sua nel momento in cui la fa.
Per chi, in funzione di chi, agli occhi di chi questa scelta dovrebbe rivelarsi giusta o sbagliata? Per lei e il suo bambino, o ci sono altre voci che dicono la loro? Da dove arrivano? Provi a immaginare le varie "voci" che sono dentro e fuori di lei, come se fossero attori teatrali su un palco, e a farle mentalmente dialogare, mentre lei assume il ruolo della regista.
Ciò che ci sentiamo in dovere di fare, ciò che ci viene chiesto o suggerito di fare, ciò che ci sembra giusto e ciò che desideriamo spesso non coincidono: provi ad analizzare la sua situazione confrontando queste prospettive.
Ogni situazione è unica e differente, di fronte alle scelte importanti non c'è mai una risposta sola che vada sempre bene, tanto meno in situazioni delicate e dolorose: entrambe le scelte avranno sicuramente pro e contro, che nessuno conosce meglio di lei e che può confrontare mentalmente o per iscritto per aiutarsi a decidere.
Quali sono in questo momento i suoi bisogni? Quali sono i bisogni del suo bambino? Quali sono i bisogni dei suoi genitori? Provi a farsi queste domande mantenendole ben distinte, come sono ben distinti i vostri bisogni di individui.
A che punto sente di essere nel processo di elaborazione del lutto? Quanto influisce questo sulla sua scelta e sul rapporto con suo figlio e con i suoi genitori?
Le ho suggerito alcune strategie che può usare per aiutarsi a decidere, e forse in questo momento la lascio con le idee più confuse di prima, ma questo è inevitabile: una domanda complessa difficilmente può avere risposte semplici che siano del tutto soddisfacenti.
Lasci parlare le sue speranze, i suoi bisogni, i suoi desideri, e non le sue paure, il suo senso di inadeguatezza o i giudizi che sente arrivare dall'esterno: così facendo, qualsiasi decisione prenderà sarà buona.
Pubblicato il 30/07/2018
A cura della Dottoressa Elisabetta Ranghino
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