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agorafobia con attacchi di panico (46023)

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on . Postato in Ossessioni e Fobie | Letto 464 volte

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Anonimo, 25anni (2.12.2001)

>Caro Dottore...E' dal 94 che soffro di attacchi di panico e, nel corso di questi anni, la mia agorafobia è aumentata progressivamente: tuttora non riesco ad uscire di casa se non la sera: il buio mi fa stare molto meglio. Dopo varie psicoterapie, ne ho intrappresa una cognitivo-comportamentale circa un mese fa (vedremo se funzionerà).
La mia domanda fondamentale è una: ho provato una marea di antidepressivi (di nuova generazione) e di ansiolitici: xanas, frontal, ecc. che tuttora prendo. Ho letto di pazienti che dopo qualche giorno dall'assunzione dei farmaci, stavano molto meglio; nel mio caso sono del tutto inutili: NON MI DANNO NESSUN EFFETTO POSITIVO...PERCHE'??? (non riesco a darmi una spiegazione).
Aspettando la sua risposta, la ringrazio di cuore.

Purtroppo l'agorafobia conseguente al DAP e' uno dei maggiori problemi di questa malattia che tende ad invalidare la vita delle persone che ne soffrono. In linea di principio, la terapia cognitivo-comportamentale e' quella piu' idonea poiche' ha dato prove empiriche di buona efficacia terapeutica. Per quanto riguarda la sua domanda specifica, credo che purtroppo nessuno conosca il motivo per cui un trattamento farmacologico che risulta efficace su alcuni pazienti (anche se sono in gran numero) non funzioni poi per il singolo caso.
Vi sono numerosi studi che indicano che la compresenza di un disturbo di personalita' sia un fattore predittivo importante di fallimento terapeutico dei farmaci, ma non so ovviamente se questo sia il suo caso. Tenga comunque presente che in generale l'efficacia di un farmaco riguarda solo una proporzione, per quanto ampia, di pazienti, mai tutti i pazienti. In alcuni casi, che secondo alcune stime si aggirano attorno al 10% della popolazione affetta da un disturbo ansioso-depressivo come il DAP, vi e' una inspiegabile resistenza al miglioramento e l'esito della terapia resta negativo, indipendentemente dal tipo di farmaco impiegato o anche dalla sua eventuale associazione con una psicoterapia.
Inoltre, bisogna valutare se i risultati negativi sono costanti o se dipendono da altri fattori concomitanti o si verificano in alcune specifiche circostanze. L'unico consiglio che le posso dare, quindi, e' di non scoraggiarsi e di continuare a curarsi. A volte queste condizioni cliniche hanno improvvisi salti di miglioramento e spero che con questa nuova psicoterapia riesca a farlo anche lei.

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