claustrofobia (49511)
Gianbattista, 43anni (10.4.2002)
Fin da quando ero bambino, ho sempre sofferto di claustrofobia ma col passare degli anni il disturbo si è accentuato molto, al punto da non consentirmi una vita sociale soddisfacente. Alcuni esempi: 1.In passato l'ascensore mi provocava problemi solo nel momento in cui si bloccava, mentre oggi non riesco nemmeno ad entrarci; 2. l'Eurostar, treno in cui i finestrini non si aprono, mi terrorizza; 3. la claustrofobia mi perseguita perfino allo stadio, luogo aperto e quindi con buona circolazione d'aria; 4. non riesco a prendere posto sul sedile posteriore di un'auto che abbia solo due portiere; 5. non sono mai salito su un aereo a causa di questa fobia; 6. per non parlare, poi, di una discoteca stipata al punto da faticare a farsi largo tra la gente; ecc., ecc. Gradirei sapere se questa malattia è curabile e, se si, in quale modo e con quale percentuale di successo. Grazie. >Credo che la sua diagnosi sia corretta. I sintomi che descrive sono di claustrofobia. Anche il fatto paradossale di avvertire i sintomi d'ansia anche in situazioni all'aperto, come allo stadio, rientra nello stesso meccanismo psicologico di base: avvertire il senso di costrizione (che si traduce fisiologicamente in una sensazione di fame d'aria) per il fatto di sentirsi chiuso, bloccato. Nel caso di uno spazio fisicamente chiuso, dalle pareti dell'ambiente in cui si trova; nel caso dello stadio, luogo fisicamente aperto, dalla presenza della folla. Il trattamento piu' indicato, dopo aver ovviamente effettuato una valutazione psicopatologica e psicologica complessiva, e' senza dubbio di tipo cognitivo-comportamentale, grazie al quale si raggiungono buone percentuali di successo, in oltre il 60-70% dei casi. Ovviamente i grandi numeri degli studi clinici dicono poco sul singolo individuo: la probabilita' di successo di una terapia psicologica dipende da molte variabili importanti, una delle quali e' il tipo di patologia, ma non l'unica. In ogni caso, poiche' questo disturbo sta condizionando pesantemente la sua vita, oltre il tollerabile, le consiglierei di consultare uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e valutare insieme il miglior trattamento ipotizzabile per la sua situazione.