fobia sociale (46586)
Un ragazzo, 23anni (19.12.2001)
Ho 23 anni e credo di soffrire di fobia sociale e fino ad ora non ho mai
provato una terapia. Ecco in breve il mio problema: Punto di
fondamentale importanza e ben definito:
GLI ALTRI MI OSSERVANO MENTRE PARLO O COMPIO QUALCOSA E SE RIDONO
SUBITO PENSO CHE MI STANNO INSUALTANDO
Meccanismo di controllo: visivo (compresi i miei famigliari)
Quando parlo davanti a qualcuno sento come dentro di me un'altra
figura che osserva attentamente l'andamento del mio discorso: se
sbaglio qualcosa mi fa venire sensi di colpa, sfiducia e disprezzo
per me stesso (chi è quella figura che compare ogni volta
dentro di me per mettermi in allarme e castigarmi?????)Non so
affrontare le critiche e le opinioni altrui senza irritarmi: se in un
discorso devo controbattere le idee di un altro che la pensa
diversamente da me perdo le staffe, inizio a provare una grande ansia
allo stomaco e per non scatenare sudore e tremore della voce me ne
stò (spesso) zitto con la rabbia dentro ben repressa e non
riesco ad essere me stesso, cambio continuamente espressioni, mi
arrosisco, mi vengono dei brividi solo al viso, mi lacrimano gli
occhi e questo mi imbarazza molto e non riesco ad assumere
atteggiamenti normali, facendo pensare chissà cosa a chi
stà con me o semplicemente a chi mi stà osservando.
Quando sono in un luogo (in autobus, bar, ristorante, mentre
passeggio per esempio) sento come se tutti mi guardassero e se
ridono, subito penso che mi stanno prendendo in giro e sempre con
tanta rabbia dentro faccio l'indifferente, ma non resisto e scatta il
meccanismo dei continui cambiamenti di espressioni, con due grosse
conseguenze: Provo continuamente una forte tensione, che si scatena
in panico e se dovessi "spiccare" fra tutti per un qualche motivo
come soffiarmi il naso, iniziare a parlare con qualcuno e sapere che
gli altri mi sentono, togliermi il giubbotto, camminare davanti ad un
gruppo di persone o al bar attendere il mio turno per prendere il
caffè; La tensione crea un "meccanismo di controllo"
particolare: io non guardo niente ma vedo soltanto, nel senso che
tutta la mia attenzione è rivolta alla paura che gli altri mi
osservino e analizzino senza tenere minimamente conto del paesaggio,
della bella ragazza, del monumento che guardo. In altri termini
è come se io fissassi il mio dito che mi sta di fronte ma
nello stesso tempo vedessi il colore della macchina che passa o
più specificatamente vedessi il colore rosa dei volti che sono
girati verso di me e che forse mi guardano. Questo crea anche un
fastidio fisico a livello della vista che risulta sforzata nello
stare attento a tutto. Sono abbastanza permaloso nel senso che ogni
battuta o critica la vivo come una pesante offesa al mio orgoglio
personale, come se la mia personalità fosse costruita su basi
poco solide e insicure e che al primo colpo di vento tutte le mie
difese crollassero. Sono abbastanza invidioso nei confronti delle
persone che sono più brave di me ad esprimersi in pubblico
senza problemi.
Possiedo una bassissima autostima tenuto conto della mia pessima
situazione lavorativa (sono disoccupato da circa un anno) e della mia
vita amorfa senza amici (attualmente l'unico amico che ho è il
computer), senza soldi, senza ragazza (massimo un mese e poi mi
mollano, xchè tutti questi problemi che ho sono molto visivi)
senza progetti, senza interessi ed esperienze (sia chiaro che questa
vita non la voglio ma mi è imposta dalla fobia). Mi ritengo
perciò una persona poco interessante dato che a causa delle
mie paure (paura di sudare e paura di non riuscire a sorridere) metto
in atto tutta una serie di evitamenti per non entrare in contatto con
persone.
Sono fortemente inibito: non posso fare o dire niente altrimenti
qualcosa che c'è dentro di me mi punisce con i sintomi
dell'ansia e del panico e io i sintomi non li accetto perché
mi fanno essere diverso dagli altri, mi fanno sembrare un matto, non
mi lasciano fare nessuna esperienza, mi fanno vergognare e non essere
normale. Supponiamo che io fissi un incontro con altre persone
(riunione, pizza con gli amici, chiacchierata al bar ecc.). La mia
ansia comincia da subito, da quando fisso l'impegno dell'incontro e
si manifesta con: ansia allo stomaco, sudorazione alle ascelle,
nervosismo, tensione muscolare, aumento del battito del cuore. Il mio
pensiero è rivolto alle immagini che mi creo del possibile
attacco davanti a tutti. Nel momento dell'incontro quando si inizia a
parlare ha inizio l'attacco: durante questi terribili momenti sono
immerso nella costante speranza che i miei sintomi scompaiano
perché non ce la faccio a sostenerli e li odio. Come posso
esprimere quello che ho dentro se non riesco a parlare col nodo che
provo alla gola, la forte ansia allo stomaco, la respirazione che non
mi lascia l'aria sufficiente per poter pronunciare bene le parole?Se
esprimo la mia opinione su qualcosa di serio di fronte a qualcuno mi
sembra di non essere ascoltato, sembra che tutti prendano molto alla
leggera la mia opinione, sembra che nessuno creda che io possa fare
una considerazione seria su qualcosa come la vita, l'amore ecc. Sento
però anche la necessità di fare discorsi impegnativi in
modo tale che gli altri pensino bene di me, dicano che sono una
persona con un carattere forte: così la persona che sta dentro
di me si può convincere di essere approvata, accettata.
Ho un bisogno estremo di inserirmi nella società, di far
ascoltare la mia voce al mondo: ma questa è sinonimo di
libertà e la vocina che sta dentro non vuole essere libera
perché essere liberi vuol dire essere anche diversi, essere
soli e lei invece ha bisogno di conforto, di sostegno, di appoggio e
di lode. Sono cosciente di essere insicuro e permaloso, continuo a
dirmelo, ma né questo, né la stima che altri hanno di
me, sono sufficienti a darmi la forza di affrontare serenamente la
vita, senza essere preso dal panico in determinati momenti. Vorrei
riuscire a diventare completamente autonomo e sganciarmi da questi
meccanismi mentali che io trovo assolutamente dannosi e inutili.
Spero di aver inquadrato abbastanza il problema, seppure forse in
modo un po' confuso.Sono disperato, mi aiuti... le chiedo molto
gentilmente: cosa mi consiglia???Secondo lei riuscirò a
superare il problema da solo, cioè senza sostenere terapie
etc. etc.???La ringrazio anticipatamente e le faccio i miei
più sinceri saluti.
Un ragazzo!
Caro Ragazzo, hai fatto un'analisi molto precisa e lucida del tuo problema, ma credo che ci sia un punto fondamentale da prendere in considerazione: la vocina che ti blocca dentro. Quella voce è una parte di te di certo potente e che ha bisogno di essere espressa, altrimenti continuerai a stare male. Alla base del discorso c'è l'insicurezza e la bassa autostima che dovresti vincere scoprendo quali sono le tue risorse positive e i tuoi talenti. Purtroppo a volte ci sono delle decisioni inconsce che non controlliamo e che condizionano la nostra vita, ma che solo noi possiamo cambiare svelando che senso hanno e quali emozioni sono legate ad esse. Io ti consiglio di cercare un aiuto presso uno psicoterapeuta che può aiutarti a conoscerti meglio e a svelare le ragioni inconsce delle tue ansie, ma se vuoi tentare da solo a rompere il circolo vizioso delle paure, prova a dare voce a quella parte di te che si chiude, che si spaventa, che sta male. Ogni volta che vivi una situazione di disagio dopo scrivi su un quaderno tutti i pensieri che ti venivano, le emozioni che provavi. Ad es. potresti pensare: non sono in grado di sostenere questa conversazione, si accorgeranno che sono un incapace. Poi dopo aver raccolto queste frasi, fa l'avvocato del diavolo. Ad es. rispetto al pensiero negativo che ho portato come esempio potresti scrivere: io sono in grado di comunicare, avrei potuto parlare con quella persona senza problemi. Ciao e buon lavoro.