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Fobie (49893)

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on . Postato in Ossessioni e Fobie | Letto 438 volte

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Meg, 23anni (21.4.2002)

Salve, ho 23 anni sono una studentessa universitaria. Trovo molto difficile spiegare questo problema perchè ormai si è così diffuso nella mia vita che non ne trovo più la radice.
Ho un campo così vasto di fobie e insicurezze che ormai tendo a rifuggere molte situazioni sociali e ad accettare solo le situazioni in cui so di poter essere tranquilla, che sono pochissime per cui mi ritraggo sempre di più fino ad avere una pseudo esistenza dove le persone che ho accanto sono quelle che non mi fanno sentire in ansia o inadeguata o silenziosa, con cui posso illudermi di essere una persona allegra.
Quando sono con gli altri non sono libera, ma ho un continuo fluttuare di pensieri:ho detto la cosa giusta, abbastanza intelligente,questa idea non è abbastanza ingegnosa,non fa ridere abbastanza.Sono fredda, distratta, non riesco a concentrarmi.
Mi sono così ritirata che sono una estranea nella mia stessa famiglia che non è mai stata la famiglia Robinson, ma penso di averla trasformata in qualcosa di orrendo.Se sono in macchina con mio padre non ci scambiamo una parola fino a destinazione, mia madre è una casalinga penso molto frustrata.
A volte provo pena per lei, a volte provo molta rabbia.Tra noi c'è il silenzio o lo scontro.
Io non so se siano loro l'origine del mio silenzio con gli altri. Il mio senso di inadeguatezza è divenuto tale che mi sveglio pensando a come potrei cambiare qualcosa nella mia vita e vado a dormire ancora pensando a questo, ma mi sento come paralizzata, no riesco più ad agire e diventa un pensiero angosciante e insopportabile. Sono una persona con una buona intelligenza, una discreta simpatia ma ho sempre più paura che non uscirò mai da tutto questo.
Vi ringrazio anticipatamente.

A distanza non si possono fare diagnosi: sarebbe da parte nostra pura presunzione e incoscenza.
La possibilità di semplificare l'interpretazione dei suoi disturbi però esiste.
Potrebbe essere, sul piano psicodinamico, un conflitto con i genitori, come lei stessa sospetta. O di una sfiducia in se stessa che non riesce a risolvere, o di una ostilità generata da altre dinamiche, ma per dirlo occorre "indagare", ossia esaminare, attraverso il colloquio, il suo vissuto e la sua storia.
Non sono in grado neppure di dirle se i suoi disturbi si debbano classificare, sul piano clinico, tra le fobie sociali o le insicurezze caratteriali, o altra definizione ancora.
Occorre che lei si rechi dallo psicoterapeuta e ne parli di persona, perché certamente attraverso questo contatto potrà trovare quelle risposte che la aiuteranno, non tanto e non soltanto a definire il suo problema, quanto ad affrontarlo e a superarlo.

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