Fobie (49893)
Meg, 23anni (21.4.2002)
Salve, ho 23 anni sono una studentessa universitaria. Trovo molto difficile
spiegare questo problema perchè ormai si è così
diffuso nella mia vita che non ne trovo più la radice.
Ho un
campo così vasto di fobie e insicurezze che ormai tendo a
rifuggere molte situazioni sociali e ad accettare solo le situazioni
in cui so di poter essere tranquilla, che sono pochissime per cui mi
ritraggo sempre di più fino ad avere una pseudo esistenza dove
le persone che ho accanto sono quelle che non mi fanno sentire in
ansia o inadeguata o silenziosa, con cui posso illudermi di essere
una persona allegra.
Quando sono con gli altri non sono libera, ma ho
un continuo fluttuare di pensieri:ho detto la cosa giusta, abbastanza
intelligente,questa idea non è abbastanza ingegnosa,non fa
ridere abbastanza.Sono fredda, distratta, non riesco a concentrarmi.
Mi sono così ritirata che sono una estranea nella mia stessa
famiglia che non è mai stata la famiglia Robinson, ma penso di
averla trasformata in qualcosa di orrendo.Se sono in macchina con mio
padre non ci scambiamo una parola fino a destinazione, mia madre
è una casalinga penso molto frustrata.
A volte provo pena per
lei, a volte provo molta rabbia.Tra noi c'è il silenzio o lo
scontro.
Io non so se siano loro l'origine del mio silenzio con gli
altri. Il mio senso di inadeguatezza è divenuto tale che mi
sveglio pensando a come potrei cambiare qualcosa nella mia vita e
vado a dormire ancora pensando a questo, ma mi sento come
paralizzata, no riesco più ad agire e diventa un pensiero
angosciante e insopportabile. Sono una persona con una buona
intelligenza, una discreta simpatia ma ho sempre più paura che
non uscirò mai da tutto questo.
Vi ringrazio
anticipatamente.
A distanza non si possono fare diagnosi: sarebbe da parte nostra pura
presunzione e incoscenza.
La possibilità di semplificare
l'interpretazione dei suoi disturbi però esiste.
Potrebbe
essere, sul piano psicodinamico, un conflitto con i genitori, come
lei stessa sospetta. O di una sfiducia in se stessa che non riesce a
risolvere, o di una ostilità generata da altre dinamiche, ma
per dirlo occorre "indagare", ossia esaminare, attraverso il
colloquio, il suo vissuto e la sua storia.
Non sono in grado neppure
di dirle se i suoi disturbi si debbano classificare, sul piano
clinico, tra le fobie sociali o le insicurezze caratteriali, o altra
definizione ancora.
Occorre che lei si rechi dallo psicoterapeuta e
ne parli di persona, perché certamente attraverso questo
contatto potrà trovare quelle risposte che la aiuteranno, non
tanto e non soltanto a definire il suo problema, quanto ad
affrontarlo e a superarlo.