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tricotillomania (48681)

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on . Postato in Ossessioni e Fobie | Letto 661 volte

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Micaela, 26anni (19.2.2002)

Ho sofferto di questo disturbo, di cui ho scoperto il nome solo oggi, dall'età di 12 anni fino ai 22. Sono riuscita a smettere soltanto con l'aiuto di mio marito, l'unica persona alla quale sono stata capace di confessarlo, poichè infatti nessun altro ne era a conoscenza. La vergogna che provavo per ciò che facevo a me stessa mi ha fatto avere incubi per anni e anche ora, in situazioni di stress, essi permangono. Il problema è che il trauma che questo disturbo mi ha provocato mi ha segnata profondamente, infatti ancora oggi dopo 4 anni da quando ho smesso il solo parlarne mi provoca accessi di pianto. Riuscirò mai a guarire completamente? In particolare desidero sapere se questa malattia può avere delle cause e quali, se essa può essere connessa con la presenza in famiglia di malattie mentali e se mia figlia perciò possa soffrirne in futuro. Vi ringrazio dell'eventuale riposta e porgo distinti saluti.

Cara Michela, la rassicuro subito dicendole che il suo distrubo non è ereditario e anche se ha letto cose allarmanti, è possibile uscirne con una buona psicoterapia. Io credo che lei non sia uscita ancora da questo problema. Non è sufficiente la comprensione di un nostro caro ma è necessario un esperto che sappia leggere in profondità e rintracci la causa, la motivazione della sofferenza e insegni il modo di ricostruire una personalità più sana e soddisfatta.Il fatto che si emozioni al solo parlarne e che lo viva ancora come un trauma conferma che la causa è ancora intatta. Un problema continua ad esistere non perchè il soggetto è cattivo ma perchè lo getta nella zona dell'inconscio e lo dimentica senza risolverlo. Basta riportarlo alla luce e risolverlo in chiave psicologica.
La tricotillomania di cui ha sofferto è un sintomo che denota un rapporto conflittuale con se stessa. I peli e i capelli in una donna sono il simbolo della forza e della sessualità. Strapparli denota un rifiuto ad accettare la sua femminilità , è una forma di odio verso se stessi che poi si ripercuote nella vita affettiva e sessuale con incapacità di realizzarsi nel sociale. Questi conflitti psicologici non sono anormali ma sono presenti in molti adolescenti sensibili. Lei ha iniziato a soffrirne all'età di dodici anni, età in cui una donna inizia una trasformazione psicofisica, il corpo cambia, inziano le mestruazioni, e la bambina diventa una donna con tutte le responsabilità che questo comporta, con tutti i commenti delle donne in famiglia, della zia, della nonna, della mamma che a modo loro le trasmettono il significato della femminilità : quasi sempre come qualcosa di sporco e pericoloso.
Lei è molto giovane, si è sposata presto e forse ha dovuto rinuinciare a tante cose che ancora oggi pesano sul piano della soddisfazione personale come donna. Lei non è malata ma ha solo bisogno di incontrare se stessa, di comprendere i suoi bisogni più reconditi, le sue sensibilità, di rintracciare i modi delle sue sofferenze ma anche i modi del suo piacere. Per questo le consiglio di iniziare seriamente e al più presto un percorso di autoconoscenza attraverso la psicoterapia - che mi creda - non è la ricerca delle proprie mostruosità ma la scoperta amorevole della propria identità autentica e sana che soffre perchè non è stata mai trovata e compresa. Bisogna rintracciarla e pian piano realizzarla secondo i mezzi e le possibilità che si hanno. Questo sarebbe molto importante anche per sua figlia, la quale risente della sua situazione emotiva e potrebbe anche lei in futuro avere un rapporto sbagliato con se stessa, così come ha fatto lei. Fare psicoterapia sarebbe il miglior regalo che potrebbe fare a sua figlia perché la conoscenza di se stessa e la ritrovata serenità saranno le basi per una migliore comprensione reciproca e per darle quell'amore che a lei è mancato e che ancora oggi ricerca, anche se in modo sbagliato. Ne parli con suo marito e si faccia consigliare un bravo psicoterapeuta. Vedrà che la vita tornerà presto a sorriderle. Coraggio e auguri.

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