Uomini (105838)
Emanuela 28
Salve, ho 28 anni e da circa 4 (magari da sempre anche se non ricordo) mi sono
resa conto di un disagio che provo quando solo per una pizza, un'invito o una
serata con un uomo per il quale non provo alcun interesse, cado nell'ansia più
acuta. Sono stata con un ragazzo per circa 4 anni e lui era l'unico a non farmi
questo effetto, anzi mi faceva stare bene, nonostante la cicatrice che mi ha
lasciato in fondo all'anima. Con mio padre non ho mai avuto un brillante rapporto,
mi ha sempre intimorito e forse è stato sempre troppo assente, tanto
da non farmi conoscere il lato oscuro degli uomini e da vederlo tutt'ora come
l'ignoto uomo della mia vita. Poi mia madre è troppo possessiva ed è
ricambiata ovviamente anche da me; sono apprensiva con tutti e tutto e questo
lo devo sicuramente alla mia infanzia. Sono cresciuta fra disagi e paure varie,
ma oggi credo di star bene tutto sommato. A volte capita di uscire con un amico,
un ragazzo, anche solo per conoscenza, ma puntualmente mi accade qualcosa di
fisico ed inquietante, così decido di evitare a priori.
Ogni volta, magari parto con serenità, poi mi lascio trafiggere da strane
sensazioni incontrollabili: mi sento tesa, tesissima da sentirmi male, vomito
e, a volte, mi assale il panico, quello vero. Quando mi allontano dalla situazione,
sembra tutto scomparire, perchè? Perchè ho questo rifiuto assassino
per situazioni che non intrigano affatto la mia mente? Non so come superare
questa onda di stupide sensazioni. Vi prego di rispondermi, per quanto sia possibile.
Grazie.
Cara Emanuela, da quello che racconti è davvero impossibile capire perché hai un rifiuto di misurarti in alcune situazioni, mentre è chiaro perché allontanandoti da esse le sensazioni negative che provi svaniscono: perché allontanandoti dal “pericolo” l’ansia subisce un calo sistematico. Quindi, inizialmente, dovresti comprendere cosa ti rende tanto ansiosa in certe situazioni: hai paura di non innamorarti? Di annoiarti? Di essere rifiutata? Di rifiutare? E così via…poi devi esporti alle situazioni fino in fondo, nonostante il malessere indotto dai tuoi sintomi, a partire dalle situazioni che ti creano meno disagio a quelle che invece ti terrorizzano. Io lascerei proprio perdere il discorso del padre assente e della madre apprensiva…perché sono fuorvianti e non necessariamente hanno condotto alla tua situazione! Se questi consigli sono troppo ardui da seguire rivolgiti ad un servizio di Psicologia dell’Ausl di competenza o da un privato ad orientamento cognitivo-comportamentale, che può guidarti e sostenerti in un percorso di questo tipo che in poche settimane offre risultati ottimali. In bocca al lupo!
(risponde la Dott.ssa Sara Ginanneschi)
Pubblicato in data 05/12/07
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