Carattere carissimo amico (1526471229152)
Paoletta, 44
Gentile Dottore, le scrivo in merito ad un mio carissimo amico di cui vorrei comprendere meglio il carattere.
Ci conosciamo da tantissimi anni e solo ultimamente, ci si vede molto più spesso e noto che è davvero una bella persona.
Lui ha 48 anni, bravissimo e serio professionista, molto sensibile; ha una posizione di prestigio e ciò lo porta ad essere sempre in mezzo a tantissima gente. E come ben sa, non tutte le persone sono corrette e disinteressate. Ha un carattere particolare; brillante e sempre con la battuta pronta ma quando deve parlare in pubblico va talmente tanto in tensione che addirittura gli tremano le mani.
Mi cerca spesso e chiede di me quando non ci si vede; quando siamo insieme a volte è socievolissimo, altre si blocca.
Anche con le altre persone assume sempre un atteggiamento "controllato" come se non volesse far vedere cosa prova. Non posso negarle che a me lui piace e vorrei cercare di capire di più e di aiutarlo. Qualche mese fa in compagnia ci ha raccontato che lui era gemello e che il suo fratellino è morto pochi giorni dopo la nascita.
In più durante l'adolescenza (attorno ai 16-18 anni) i suoi genitori per esigenze lavorative si sono allontanati per mesi da casa, lasciando lui, e la sorella più piccola di lui di 4 anni, con una domestica molto affidabile. Ho letto molto spesso che i legami tra gemelli sono molto forte ed indistruttibili e continuano anche oltre la morte. E' possibile che questo suo essere così rigido dipenda dallo stacco che ha avuto dal fratellino, anche se è rimasto in vita solo pochi giorni (ma entrambi sono rimasti nella pancia della mamma insieme per ben 9 mesi)? Come posso cercare di aiutarlo ad essere meno controllato? Cerca sempre di essere brillante ma la sua per me è una corazza per non far trasparire i suoi stati d'animo. Anche perché comportandosi così mette in agitazione anche me... La ringrazio anticipatamente per i consigli che mi vorrà dare. Porgo distinti saluti.
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Salve Paoletta,
Dalla sua descrizione traspare un reale e serio interesse a cercare una modalità che possa aiutare questo suo caro amico ad entrare in contatto con la propria affettività. Spesso le emozioni vengono trattenute, non manifestate perché fanno male. È doloroso provare tristezza o rabbia, ma spesso questo “sentire” è ciò che meglio può orientarci nella creazione di una relazione sana e coerente e proteggerci da ciò che ci risulta deleterio.
Sicuramente esiste una correlazione tra le separazioni dolorose a cui accenna ed l’immunizzazione dal provare le emozioni. In gergo, oltre una soglia patologica questo disturbo si chiama Alessitimia e spesso ha la funzione di allontanarsi proprio dall’insopportabile dolore che un accumulo di emozioni indesiderate, negate, porta a vivere.
La cosa interessante, oltre a capire cosa avviene in lui, è percepire che questa situazione mette in difficoltà anche lei Paoletta che è poi di fatto è la scrivente. Come se ci fosse una sintonizzazione emotiva con questa persona che la porta a vivere i suoi difficoltosi stati d’animo ed allo stesso tempo lei, utilizzando la stessa sintonizzazione, volesse cambiare frequenza al suo amico per farlo stare più su un sentimento piacevole.
Questo è possibile e forse è proprio il motivo per cui stringete sempre più la relazione d’amicizia che vi lega, ma se questo suo amico sente di avere delle particolari disfunzioni derivanti dalla sua “corazza emotiva”, è egli stesso che deve chiedere aiuto affinché il problema (ammesso che venga percepito come tale) possa essere analizzato e poi lavorandoci su, risolto.
Sperando di averLe dato degli spunti di riflessione Le invio cordiali saluti.
Pubblicato il 04/06/2018
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