Balbuzie: così si liberano le parole
Se non proprio ironia, almeno imbarazzo. «È la reazione di chi ci sente incespicare sulle parole. Non godiamo di alcun beneficio di legge e non abbiamo neppure la dignità dei disabili. Siamo dei dimenticati» spiega Piero Pierotti, presidente dell'A.I.BA.COM, Associazione italiana per la balbuzie e la comunicazione.
La balbuzie non è associata ad alcun particolare tratto di personalità ma in realtà, il balbuziente sa perfettamente quello che vuole dire, ma non riesce a dirlo. Se è vero che su cinque bambini che balbettano, quattro smetteranno spontaneamente, al massimo entro cinque anni dall'insorgenza della malattia, è anche vero che è assurdo ritardare le cure per quelli destinati ad evolvere verso una forma cronica: più passano gli anni, più cala la plasticità del cervello. La cura non punta a far diventare parlanti "perfetti", quanto a essere in grado comunque di parlare in pubblico, di esprimere le proprie idee». Importante è che la persona comprenda che ha ottenuto dei risultati grazie al proprio impegno più che al terapista, solo così i miglioramenti saranno duraturi.
Tratto da "Corriere.it" - prosegui nella lettura dell'articolo