Chiamateci guarite: foto di gruppo di cinquecentomila italiane
MILANO - Qualcuna vuole un figlio, qualcun’altra perde il lavoro, molte devono fare i conti con la depressione e i colpi che il tumore sferra al benessere fisico, psichico e alla femminilità. Oggi otto donne su dieci superano il cancro al seno, ma non vogliono sentirsi chiamare "survivors", sopravvissute o lungo-sopravviventi. Loro si definiscono guarite. Le ormai più di 500mila italiane che hanno si sono lasciate alle spalle un carcinoma mammario si sentono bene (il 72,6 per cento è contento del proprio stato di salute, il 26 per cento molto soddisfatto) e spesso ritornano al lavoro, ma molte (circa il 65 per cento) temono di ammalarsi di nuovo e 6 su 10 hanno sperimentato un periodo di depressione.
È la fotografia che emerge dall’indagine nazionale promossa dall’Associazione ricerca ed educazione in oncologia (Areo), condotta su 150 ex pazienti, a 5 e 10 anni dalla diagnosi, di tre centri oncologici italiani (Policlinico di Modena, Istituto per la ricerca sul cancro di Genova e Regina Elena di Roma). Negli ultimi anni, gli importanti progressi fatti nelle terapie oncologiche hanno consentito di ottenere un aumento significativo dell’aspettativa di vita e, in molti casi, di raggiungere una piena guarigione. Si è così aperta una nuova sfida: sia le pazienti guarite che quelle croniche, in cui le terapie riescono a controllare a lungo la malattia, vogliono e devono poter tornare a una vita "normale".
Tratto da: "corriere.it" - Prosegui nella lettura dell'articolo