Il sonno rafforza i ricordi
Il sonno aiuta a conservare nella memoria le informazioni che vengono apprese durante il giorno.
Esperimenti condotti sugli animali hanno mostrato come i nuovi ricordi vengono riattivati durante il sonno. Il cervello “replica” le esperienze precedenti durante la notte e ciò permette di rafforzare i ricordi mentre si dorme.
Per quanto riguarda l’uomo, fino ad ora non è stato per nulla facile dimostrare questo tipo di riattivazione, data l’impossibilità di osservare l’attività dei singoli neuroni cerebrali. La memoria, inoltre, attiva interi circuiti che coinvolgono diverse aree del cervello.
Gli scienziati di Tübingen hanno applicato nuovi metodi di rilevamento statistico provenienti dall’ambito dell’apprendimento automatico per affrontare questi problemi.
I ricercatori hanno registrato l'attività cerebrale durante il sonno con elettroencefalografie (EEG) nei partecipanti che avevano precedentemente dovuto studiare diversi tipi di immagini in diverse condizioni di apprendimento, programmando una macchina vettoriale di supporto (ossia un algoritmo computerizzato per il riconoscimento del pattern) per distinguere le diverse condizioni di apprendimento.
L'algoritmo è stato, successivamente, applicato ad un nuovo gruppo di partecipanti, rivelandosi in grado di prevedere quali tipi di immagini i soggetti avevano studiato prima di addormentarsi, basandosi solo sulla loro attività cerebrale durante il sonno.
L’aver memorizzato queste immagini, dunque, deve aver influenzato l'attività del cervello, mentre i partecipanti erano addormentati.Nel loro studio, pubblicato in Nature Communications, i neuroscienziati hanno dimostrato che anche gli esseri umani rielaborano i ricordi recenti durante il sonno. Inoltre, i segni di una tale rielaborazione sono stati individuati sia nel sonno profondo a onde lente, sia nel sonno REM.
La dottoressa Monika Schönauer ha osservato come quanto più la rielaborazione nel sonno si mostrava intensa, tanto più i soggetti ricordavano il suo contenuto al mattino.
Lo studio, dunque, ha fornito una prima prova rispetto al fatto che l'elaborazione dei ricordi durante il sonno porta effettivamente alla loro stabilizzazione. Facendo ulteriori studi, i ricercatori hanno notato come tale rielaborazione avvenga maggiormente nel sonno a onde lente, piuttosto che nel sonno REM.
Da questi risultati, la Schönauer ha concluso che entrambe le tipologie di sonno potrebbero essere implicate nell’elaborazione della memoria, ma partecipano a questo processo svolgendo funzioni differenti. Inoltre, ha aggiunto che bisognerebbe acquisire una maggiore comprensione delle funzioni del sonno REM.
Uno degli scopi principali del progetto di ricerca è stato quello di trovare un metodo che potesse identificare con precisione le fluttuazioni dell’attività elettrica del cervello durante il sonno, causate dal precedente apprendimento. Attraverso algoritmi di riconoscimento degli schemi multivariati, i ricercatori sono stati in grado di estrarre informazioni specifiche sul materiale precedentemente appreso.
Gli studiosi sono fiduciosi per quanto riguarda i futuri studi e si augurano che il riconoscimento degli schemi, configurandosi come un metodo altamente sensibile, possa condurre a delle scoperte nell’ambito delle neuroscienze cognitive, facendo luce sui processi non ancora indagati adeguatamente, quali i sogni e il pensiero spontaneo.
Tratto da: sciencedaily
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Claudia Olivieri)
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