La forza antidolorifica della psiche
«La speranza di una persona di poter ricevere una terapia specifica per il suo disturbo, insieme alla suggestionabilità, sono due strumenti capaci determinare un effetto biochimico importante, e migliorare sintomi psichiatrici come lansia e la depressione», sostiene il professor Enrico Smeraldi, direttore della Clinica Psichiatrica dellUniversità di Milano Istituto San Raffaele. «Le personalità dipendenti sono quelle che più delle altre appaiono beneficiare dei trattamenti farmacologici, ma anche del placebo».
In uno studio clinico si utilizza come unità di misura dellefficacia il punteggio data dalle scale psicometriche. Si tratta di test che presentano punteggi a seconda del grado di malattia. Quando si voglia indagare lefficacia di un farmaco, confrontato con un placebo, gli sperimentatori si pongono un obiettivo, ossia quello di ottenere un punteggio nella medesima scala che corrisponde ad una diminuzione dei sintomi. Per esempio: si prende un tot di persone che hanno +28 nella scala di Hamilton e si definisce che il farmaco agisce se è in grado di diminuire la percezione dei sintomi in modo che il punteggio non superi i +14. Questa è unazione che può ottenere il placebo, ma ciò che non può fare è ottenere la guarigione biologica, che corrisponderebbe, diciamo ad un punteggio pari a +5.
Questo spiegherebbe anche
la potente azione dei placebo sul dolore, confermando unazione analgesica
molto spiccata: «Il dolore non solo è un elemento soggettivo ma
è noto che ad una componente biologica che corrisponde al semplice stimolo
nervoso si somma una componente psicologica. Leffetto placebo quindi agisce
su questultima», conclude il professor Smeraldi.
Già da molti anni
sono state raccolte le evidenze del potere antidolorifico del placebo, capace
di determinare una riduzione del dolore clinico nel 36% dei casi con un potere
analogo a quello di molti farmaci. Lazione delleffetto placebo è
particolarmente significativa in condizioni come i dolori postoperatori, il
dolore dentario e successivo ad estrazioni, i dolori da ulcera, le cefalee,
i dolori muscolari, da parto e alcuni tipi di dolore da cancro. Ma è
in grado di influenzare effetti fisiologici misurabili come la frequenza cardiaca
e la pressione arteriosa. Il dolore clinico inoltre è maggiormente sensibile
al placebo rispetto al dolore sperimentale.
Nonostante tutte le prove della sua esistenza e della sua efficacia non è ancora possibile definire se ci si trovi di fronte ad un condizionamento o ad una potente suggestione.
Articolo interamente tratto da:La Repubblica del 14.11.2002