PSICONLINE NEWS n.194 - 23.5.2004
- Toscana, arriva la legge su tatuaggi e piercing
- Dalla nevrosi all'anoressia
- Il dolore cronico peggiora la qualità della vita
- IRAQ: ristabilire equilibrio emotivo soldati
- How Psychology Can Help Explain The Iraqi Prisoner Abuse
- New research shows reasons for smoking vary
- Television advertisements for foods promote food consumption in children
Toscana, arriva
la legge su tatuaggi e piercing
Addio al piercing e al tatuaggio selvaggio, ma anche ai centri di snellimento
non qualificati e alle abbronzature fuori ogni controllo. La III e la IV Commissione
in seduta congiunta hanno infatti licenziato a maggioranza, con l’astensione
dei gruppi di centrodestra, la nuova disciplina delle attività di estetica
e di tatuaggio e piercing.
La proposta di legge, che dovrà ora approdare in Consiglio per il voto
finale, definisce con precisione in che cosa consistano le attività di
estetica, includendo in esse anche quelle finalizzate allo snellimento e al
modellamento della figura, e stabilendo che esse possano essere svolte solo
da coloro che hanno conseguito la qualifica professionale di estetista. Sono
specificate anche la attrezzature che possono essere utilizzate dalle estetiste:
proibito il laser. E’ vietata inoltre la redazione e la prescrizione di
diete, riservata esclusivamente ai medici; vietato anche l’esercizio dell’attività
di estetica, di tatuaggio e piercing in forma itinerante o di posteggio.
Non sarà più possibile eseguire tatuaggi e piercing (ad esclusione
del piercing al padiglione auricolare, considerato innocuo per la salute e tradizionalmente
praticato anche su bimbi piccoli) ai minori di anni 18 senza il consenso informato
reso personalmente dai genitori. I luoghi dove si fanno tatuaggi e piercing
dovranno inoltre presentare precisi requisiti igienico-sanitari, così
come sono previsti corsi di formazione, distinti, per conseguire la qualifica
di estetista e di operatore di tatuaggio e piercing. Gli addetti ai lavori avranno
cinque anni di tempo per munirsi dell’abilitazione richiesta.
Dalla nevrosi all'anoressia
ALMENO una ragazza su 5, tra i 14 e i 21, anni, ha un rapporto nevrotico con
il cibo. Solo 3 sui mille, però, trasformano l'ossessione in patologia,
in anoressia. Tra i maschi i numeri rimangono minori, (1 contro 9) sia per la
vera e propria anoressia, che per la semplice nevrosi: in questo caso, la magrezza
lascia il posto al culto del fisico palestrato, le diete ipocaloriche alle varie
pillole. Nelle une e negli altri la mania si trascina facilmente all'età
adulta. "Sono sintomi di insicurezza" spiega Matteo Selvini, psicologo
della scuola di psicoterapia Mara Selvini Palazzoli, di Milano. "L'ossessione
del corpo nasce come difesa contro una situazione di ansia generalizzata, conseguenza
di un difficile rapporto con se stessi. In altre parole, se penso di "fare
schifo" in generale, nel momento in cui focalizzo il disgusto sul grasso,
o su una parte del corpo riesco a stare un po' meglio".
Il dolore cronico
peggiora la qualità della vita
La American Chronic Pain Association ha condotto un'indagine sulla qualità
della vita delle persone che soffrono di dolore cronico. Lo ha fatto intervistando
telefonicamente 800 persone afflitte da dolore cronico.
Il dolore cronico può colpire chiunque. Ma interessa più frequentemente
le persone anziane o chi soffre di particolari disturbi, come il diabete, l'artrite
o il mal di schiena. Tuttavia, non è una condizione normale, neanche
nelle persone anziane. E, in più, influenza negativamente la qualità
della vita. La ricerca dimostra che il 70% di chi soffre di un dolore cronico
si sente molto stressato. Mentre il 55% si sente meno motivato a causa del dolore.
Le donne sono più emotivamente colpite dal dolore rispetto agli uomini.
Ma tre uomini su dieci hanno un calo della libido dovuto al dolore cronico.
IRAQ: ristabilire equilibrio emotivo soldati
Ristabilire l'equilibrio emotivo alle stesse condizioni in cui si trovava precedentemente
l'intervento della missione di peace-keeping. E' il lavoro che, come spiega
la psicologa militare Imma Tomaj al congresso degli psicologi italiani, va fatto
sui soldati che ritornano dalle missioni di pace, come quelle in Iraq e Afghanistan,
per evitare l'insorgere dei disturbi post-traumatici da stress. ''In Italia
siamo ancora indietro su questo, soprattutto rispetto agli Stati Uniti - spiega
Tomaj - perche' poche sono state le missioni di questo tipo fatte finora, ma
con la strage di Nassiria e gli ultimi avvenimenti ci sono stati dei cambiamenti.
I carabinieri per esempio - ha proseguito - hanno inviato dei loro psicologi
proprio per offrire un supporto finalizzato al ripristino dell'equilibrio emotivo
al termine della giornata''. La cosa piu' difficile per chi e' impegnato in
questo tipo di missioni, ha sottolineato l'esperta, ''e' quella di vivere 24
ore su 24 in clima di attesa da attacco, senza poter rispondere o sparare, potendo
affidare la propria incolumita' solo alla fortuna e all'abilita' di ciascuno''.
How Psychology Can Help Explain The Iraqi Prisoner Abuse
Americans were shocked by the photos of U.S. soldiers abusing Iraqi prisoners,
and now many want to know why “seemingly normal” people could behave
so sadistically. Psychologists who study torture say most of us could behave
this way under similar circumstances.
Q: What can the Stanford prison and Milgram experiments tell us about what has
been happening in Iraq? How do these experiments help to explain what we have
seen in the photos out of the Abu Ghraib prison?
A: Dr. Philip G. Zimbardo, who led the Stanford prison study in which two dozen
college students were randomly selected to play the roles of prisoners or guards
in a simulated jail, believes that his experiment has striking similarities
to the Abu Gharib prison situation. "I have exact, parallel pictures of
naked prisoners with bags over their heads who are being sexually humiliated
by the prison guards from the 1971 study,” he said. Professor Zimbardo
explains that prisons offer an environment where the balance of power is so
unequal that even normal people without any apparent prior psychological problems
can become brutal and abusive unless great efforts are made by the institution
to control the expression of guards' hostile impulses. Of the Stanford and Iraq
prisons, he states, "It's not that we put bad apples in a good barrel.
We put good apples in a bad barrel. The barrel corrupts anything that it touches."
New research shows reasons for smoking vary
An article proposing a new method for measuring tobacco addiction, published
in the latest edition of The Journal of Clinical and Consulting Psychology,
suggests that one size does not fit all when it comes to motivations for smoking.
A new questionnaire designed to measure tobacco dependence, the Wisconsin Inventory
of Smoking Dependence Motives (WISDM-68), has uncovered surprising variability
in the reasons people smoke.
"There is a great deal we don't know about tobacco dependence," says
Megan Piper, a University of Wisconsin-Madison researcher and lead author of
the article. "This measure helps us understand why people smoke and points
us toward more individualized treatment for tobacco users."
Previous measures concentrated primarily on physical dependence, including questions
about number of cigarettes smoked, smoking upon waking and smoking when ill.
The WISDM-68 provides a more complete picture of smokers by rating responses
to questions in 13 areas, including emotional attachment to smoking (cigarettes
are my best friends), response to other smokers (most of the people I spend
time with are smokers), smoking to relieve stress, smoking for mental stimulation
(I smoke to keep my mind focused), and smoking automatically (I smoke without
thinking about it). The 68-question measure was developed by the University
of Wisconsin Transdisciplinary Tobacco Use Research Center.
Television advertisements for foods promote food consumption in children.
"The impact of television (TV) advertisements (commercials) on children's
eating behavior and health is of critical interest. In a preliminary study we
examined lean, overweight, and obese children's ability to recognize eight food
and eight non-food related adverts in a repeated measures design. Their consumption
of sweet and savory, high- and low-fat snack foods were measured after both
sessions," scientists writing in the journal Appetite report.
"While there was no significant difference in the number of non-food adverts
recognized between the lean and obese children, the obese children did recognize
significantly more of the food adverts," said Jason C. G. Halford and colleagues
at the University of Liverpool in England. "The ability to recognize the
food adverts significantly correlated with the amount of food eaten after exposure
to them. The overall snack food intake of the obese and overweight children
was significantly higher than the lean children in the control (non-food advert)
condition. The consumption of all the food offered increased post food advert
with the exception of the low-fat savory snack.