Vulnerabilità alla psicosi: come rilevarla
Un nuovo studio ha identificato un marker di vulnerabilità precoce del cervello alla psicosi. I ricercatori, infatti, hanno spiegato che una risposta emotiva del cervello esagerata a stimoli non minacciosi e non emotivi potrebbe predire la comparsa dei primi segni di sintomi psicotici nella tarda adolescenza.
I risultati dello studio sono coerenti con le ipotesi sullo sviluppo della psicosi.
Come ha spiegato Josiane Bourque, autore principale dello studio, i deliri e le idee di persecuzione tipiche di una psicosi, appaiono come il tentativo dell’individuo di attribuire rilevanza a stimoli ambientali neutrali e non salienti.
Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni cliniche, che riguardano l’identificazione di giovani a rischio.
Infatti, si potrebbe essere in grado di rilevare anomalie cerebrali negli adolescenti, prima che un episodio psicotico e l’abuso di sostanze possano causare un notevole deterioramento cognitivo e richiedano un intervento medico.
Tuttavia, è ancora da stabilire se l’esagerata reattività emozionale a stimoli non salienti possa essere modificata negli adolescenti e se queste modifiche possano rappresentare un beneficio per i soggetti a rischio.
Markers del cervello
I ricercatori hanno esaminato più di mille adolescenti europei dai 14 ai 16 anni, che facevano parte del progetto IMAGEN (Imaging Genetics per i disturbi mentali). All’interno dello studio, è stata misurata l’attività cerebrale durante il completamento di vari compiti cognitivi per valutare la sensibilità alla ricompensa, il controllo inibitorio e la capacità di elaborazione dei contenuti emotivi e non emotivi.
Inoltre, gli adolescenti hanno compilato dei questionari self – report per indagare i sintomi psichiatrici. In una prima fase, il team ha selezionato un gruppo di giovani di 14 anni che avevano segnalato sporadiche esperienze simil – psicotiche, i quali hanno risposto a stimoli non emotivi in maniera esagerata.
Utilizzando un approccio di Apprendimento Automatico (Machine Learning), i ricercatori hanno tentato di comprendere se tali caratteristiche funzionali del cervello potessero predire l’insorgenza di futuri sintomi psicotici in un gruppo più ampio di adolescenti di 16 anni.
Risultati
All’età di 16 anni, il 6% degli adolescenti hanno riferito di aver avuto allucinazioni uditive o visive e idee deliranti, esperiente che erano state previste dalle tendenze simil – psicotiche e dalla reattività del cervello a stimoli neutri.
Nuove strategie di intervento?
I risultati di questa ricerca dimostrano che è possibile identificare una vulnerabilità alla psicosi già nella prima adolescenza.
Dal punto di vista della prevenzione, questo sembra essere incoraggiante: dal momento che l’esordio della psicosi avviene, in genere, durante la prima età adulta, l’identificazione precoce della vulnerabilità alla psicosi permetterebbe di intervenire sui comportamenti a rischio, ma anche sui processi eziologici.
Inoltre, i progressi nel campo della ricerca potrebbero permettere di intervenire su quei giovani considerati fortemente a rischio prima che i sintomi diventino clinicamente rilevanti.
Tratto da : sciencedaily
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Rubina Auricchio)
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