Nella società attuale dell’iperconnessione c’è la necessità psicologica di rigettare tutto quello che evoca ansia, angoscia. Lo strumento dello smartphone, i social network permettono di canalizzare nell’immediato gli stati emozionali senza essere vagliati e valutati.
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In questa fase storica contemporanea c'è uno strano gioco psicologico che rievoca vecchi e ormai dimenticati confini che apparivano sulle grandi mappe geografiche che addobbavano le squallide aule delle scuole elementari.
Erano gli anni cinquanta, da pochi anni era terminata la Seconda Guerra Mondiale; alcuni prigionieri, dimenticati nei vari campi di contenzione, erano rispediti a casa, altri trovavano rifugio in Sud America o nell'America del Nord. La cultura pedagogica di allora era retta su valori di ordine, patria e chiesa. I confini di quelle mappe sono scomparsi.
La banalità è una qualità che raffigura uno stato psicologico individuale e sociale di come sono percepiti e vissuti gli affetti, le interazioni sociali, le conoscenze, la politica.
L'aggettivo banale è un francesismo che deriva da banal «appartenente al signore» che è «comune a tutto il villaggio»; in epoca moderna è diventato «bando»: privo di eccezionalità, di scarso rilievo, insignificante.
L'invidia fa parte dei sette vizi capitali, è un oggetto primario, arcaico che prende origine con l'inizio delle cose.
Psiche, che è respiro,’anima', è oggetto dell'invidia di Afrodite, perché giovane e bella, forse più bella di lei, allora cerca di distruggerla inviando il figlio Eros, lui s'innamora ma evita di farsi riconoscere. Psiche, sollecitata dalle sorelle maligne, scopre la bellezza di Eros, ne resta abbagliata. Eros scappa.
La psiche della società globalizzata è descritta nei vari saggi di sociologia, economia e saggistica con una serie di aggettivi come scomposta, frammentata, liquida, omologata, fluida, individuale, aperta e simmetricamente opposta a quella appartenente, comunitaria, solidale, inclusiva, solida, stabile.