Quando parliamo di sincronicità non pensiamo ma sentiamo la connessione tra gli eventi e questa connessione ci stupisce, ci coinvolge ed emoziona. Il termine ci rimanda a Carl Gustav Jung, che l'ha coniato a partire dall'incontro con il fisico Wolfgang Pauli, per “spiegare alcune significative correlazioni tra fenomeni, ipotizzarono che accanto al Princìpio di Causalità si dovesse introdurre il Princìpio di Sincronicità: anche se tra due fenomeni che accadono simultaneamente non esiste alcuna relazione di causa-effetto, essi possono apparire significativamente correlati alla luce di una “pregnanza simbolica” che li collega agli occhi di chi li percepisce”.
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Simonetta Putti ha lasciato questo mondo nella notte tra il 12 e il 13 febbraio del 2021. Silvana Graziella Ceresa ed io vogliamo ricordarla insieme, recuperando tracce e annodando idee da sviluppare ancora, nel tempo. Proponiamo un articolo che Simonetta Putti ha pubblicato in una rubrica che si chiamava Discutiamone insieme e che oggi non esiste più – ma noi continuiamo a discuterne insieme.
Simonetta ha più volte dimostrato di essere in grado di cogliere la direzione degli eventi; era dotata di uno sguardo profondo e capace di puntare oltre le nubi, verso l’orizzonte: rammento come la sua vista superasse il limite del presente, mentre il concetto di limite, in tutte le sue sfaccettature, le era particolarmente caro.
Valentina Marra e Valeria Bianchi Mian riflettono insieme sulla simbologia nelle fiabe. Dopo un viaggio trasformativo con Pinocchio, è il turno di Barbablù.
Barbablù (fr. Barbebleue) è una famosissima fiaba di Charles Perrault (1697). Il protagonista è un inquietante nobiluomo dalla barba blu-azzurra che sposa belle fanciulle e poi le uccide. Nel sotterraneo del suo castello, dietro una porta chiusa a chiave, nasconde un segreto: la stanza di sangue, il luogo nel quale conserva i cadaveri delle sue mogli. L’ultima della serie, la curiosa e intraprendente anima femminile della storia, svela l’arcano. Se non venisse salvata in extremis dai propri fratelli, farebbe la stessa fine delle donne che l’hanno preceduta.
Un articolo sul più famoso burattino del mondo, scritto a 4 mani da Valeria Bianchi Mian e Valentina Marra.
Pinocchio esce dal Vaso
di Valeria Bianchi Mian
Ci sono storie che disegnano una simbologia sempreverde, immagini archetipiche che mutano abito nelle traduzioni articolate di disegnatori e cineasti, teatranti, filosofi ermetici.
Ci sono narrazioni che vivono più vite, proprio come i gatti, e parlano ai bambini e adulti con voci diverse ma conservano e curano il fil rouge del discorso.
Così come è accaduto alle 22 Lame dei Tarocchi, figure che percorrono lo spazio dei secoli cucendo le tappe dell’esperienza collettiva, ci sono racconti impastati e intrecciati con il mito, fiabe mescolate nei secoli dei secoli con la sopraffina Aqua Permanens, anche se sono state covate dentro un Athanor popolare.
ll ritorno di Casanova è un racconto che potrei definire di ‘non-formazione all’invecchiamento sereno’ scritto nel 1918 dello scrittore e drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler - noto al grande pubblico soprattutto per Doppio sogno, romanzo dal quale è stato tratto il film “Eyes Wide Shut” con la (ex) coppia Kidman-Cruise.
L’autore che fa ruzzolare con enormi scossoni e alterne gioie il famoso libertino Giacomo Casanova dalla cima della virilità alla dura terra, dritto nella categoria degli ultra-cinquantenni in crisi, è stato un medico contemporaneo di Sigmund Freud, appassionato alla neonata Psicoanalisi.