Ogni giorno vengono scritti tantissimi articoli sull'immigrazione. Un fenomeno che certamente attrae l'interesse anche di noi psicologi.
Quello che mi colpisce di più però è il modo tragico in cui i processi migratori attuali vengono descritti, sopratutto da quelli che vengono considerati degli "esperti".
Ovviamente non parlo dei naufragi, o delle file di uomini, donne, bambini, che arrivano ai confini di Serbia e Macedonia, e si trovano davanti al filo spinato.
Sulla politica di chiusura delle frontiere gli psicologi possono dire e fare ben poco, credo.
Ma sui 90.000 profughi che sono passati da Milano,possiamo invece dire alcune cose che, sul versante psicologico, vanno un po' in controtendenza.