Dagli antichi roghi alle bolge mediatiche. Me Too
Potere degli uomini e potere delle donne. Potere, anche, di un sistema che utilizza la manipolazione del pensiero, come paradossale antidoto alla capacità di pensiero critico, al fine di meglio utilizzare le emozioni e quindi le scelte dei singoli soggetti.
Dottoressa Simonetta Putti
Le vicende partite dal cosiddetto scandalo Harvey Weinstein hanno imperversato, negli ultimi mesi, sui media di ogni tipo. La connessione con #MeToo ha amplificato a dismisura il fenomeno[1].
Ne ricordo, ora, la fase iniziale inaugurata dall’attrice Alyssa Milano che ha lanciato su Twitter l’iniziativa "Me Too", la fase Asia Argento, la fase inaugurata dalla cosiddetta lettera a Le Monde attribuita in primis a Catherine Deneuve, ma in realtà sottoscritta da molte altre donne scrittrici, filosofe, giornaliste…
Sui media italiani, il giornale Il Dubbio ha cercato di fare distinzioni e distinguo, con alcuni seri articoli di Angela Azzaro[2] e di Lea Melandri, scaldando ancora di più il clima arroventato in cui via via si poteva assistere - soprattutto nei social network - al verificarsi di sciami di pensiero, in genere acritici e massivi, come ben descritti da Byung-Chul Han[3] già nel 2013.
Come sempre e come prevedibile, non schierarsi al 100% con le donne denuncianti ha fatto apporre le consuete etichette riprovanti sui soggetti dissenzienti.
Essendo la mia equazione personale di giudizio aliena da visioni in Bianco / Nero e da generalizzazioni massive, mi sono posta tra i dissenzienti, non accettando di parteggiare a priori “per le donne” ma cercando sfumature e distinzioni, ed evidenziando l’opportunità di una assunzione di responsabilità.
Una mia inguaribile colpa è forse quella di sentimi persona e soggetto pensante prima che donna…?
Coglievo, con disagio e fastidio, la estrema polarizzazione delle interpretazioni, che come poi ha ben evidenziato Lea Melandri[4], andavano configurando uno scenario senza sfumature, in cui attori erano Il Bene e il Male, la Bella e la Bestia.
Sul palcoscenico del web, posizioni tese a differenziare e distinguere erano estremamente rare.
Ancora una volta vedevo criticamente gli eccessi di alcune estremizzate posizione femministe, ed ancor più le posizioni di taluni uomini cosiddetti ‘femministi’, come nel caso di alcuni politici italiani che – “in nome di tutti gli uomini” - hanno “chiesto scusa a tutte le donne”.
Generalizzazioni indebite, appunto, che andavano a fomentare la consueta bolgia in atto tra pensiero unificato e dominante, politically correct, e tentativi di riflessioni libere…
Mi sono trovata d’accordo con la Azzaro, quando scriveva: “Migliaia e migliaia di donne nel mondo hanno detto di no, hanno urlato la loro rabbia, hanno raccontato la loro storia. Una cosa è denunciare le molestie Altra cosa è la gogna mediatica.[5]”
D’accordo, anche, con l’intelligente saggezza di Simonetta Fiori[6], che leggeva nella vexata quaestio i rischi della vittimizzazione ed anche le due contrarie visioni del mondo tra Europa e Stati Uniti : “laicità versus puritanesimo, spregiudicatezza contro politicamente corretto.”
Almeno così – io, come persona e come analista junghiana - ho vissuto la vicenda.
Vicenda che ora pare essersi un poco quietata… ma sappiamo che le scintille restano sotto la cenere e resta, al di là dello specifico argomento, la modalità informativa e comunicativa tipica dei social network: massiva, polarizzante, acritica; quella che presto diviene shitstorm.[7]
In sintesi, credo che il tutto si possa leggere in chiave di potere.
Potere degli uomini e potere delle donne. Potere, anche, di un sistema che utilizza la manipolazione del pensiero, come paradossale antidoto alla capacità di pensiero critico, al fine di meglio utilizzare le emozioni e quindi le scelte dei singoli soggetti. Un sistema che non raramente utilizza il femminismo come cavallo di Troia per introdurre nella vulgata tematiche a sé utili.
La mia posizione è che, ovviamente, vadano sanzionate le molestie esercitate da chi detiene un potere sui soggetti sottoposti, a prescindere ed oltre il sesso e l’identità di genere.
Molestie e soprusi come possono verificarsi in ambiti lavorativi o universitari, per esempio.
Ma sempre cercando - caso per caso, volta per volta - le rispettive responsabilità degli attori, evitando la demonizzazione a priori dell’uomo e la santificazione a priori della donna.
Ed evitando i roghi e le gogne - mediatiche e non - che vedo come il ribaltamento attuale degli antichi roghi medioevali alle streghe.
Come non leggere in taluni estremismi l’esagerata presenza di un esprit de revanche collettiva e tardiva?
Possiamo provare a circoscrivere l’universo di discorso e il territorio?
Una è la situazione delle donne nei paesi ricchi, altra la condizione delle donne nei paesi poveri[8].
Potremmo ripartire da qui: distinguendo e differenziando?
Questi alcuni miei pensieri.
Note
[1] https://www.huffingtonpost.it/2017/10/16/me-too-lappello-su-twitter-di-alyssa-milano-alle-donne-vittime-di-molestie_a_23244808/
[2] https://ildubbio.news/ildubbio/2017/11/24/intervista-lea-melandri-vi-racconto-la-mia-vita-tema/
[3] Byung-Chul Han, (2013),Nello sciame, Nottetempo Ediore, Roma 2015
[4] https://ildubbio.news/ildubbio/2018/01/24/111181-metoo/
[5] Azzaro A, Il Dubbio, 3 novembre 2017, https://ildubbio.news/ildubbio/2017/11/03/giusto-denunciare-le-molestie-stiamo-attente-alla-gogna/
[6] “Tra Europa e Stati Uniti due visioni del mondo contrarie: laicità versus puritanesimo, spregiudicatezza contro politicamente corretto. E soprattutto — contro una storia a lieto fine che sembra scritta negli studios americani — il coraggio di attraversare quel mare di ambiguità che sono i rapporti tra uomini e donne.” https://temi.repubblica.it/micromega-online/attenzione-al-vittimismo-anna-bravo-storica-e-femminista-spiega-perche-sta-con-deneuve/?printpage=undefined
[7] Byung-Chul Han, (22013), Nello sciame, Nottetempo Editore, Roma, 2015, pag.99
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