Valutare la genitorialità (o capacità genitoriali) su mandato di un tribunale è un compito difficile per l’operatore sociosanitario che vi si trovi implicato.
La complessità del compito deriva in parte dal carattere sfaccettato e complesso del costrutto “genitorialità”; in parte dal fatto che tale costrutto non è solo intrapsichico, non riguarda quindi solo i singoli individui, ma è anche relazionale, riguarda cioè l’interazione tra i vari individui coinvolti (genitori e minore); in parte infine dal fatto che l’operatore coinvolto non può essere neutrale in tale compito, nel senso che vi entra col proprio bagaglio di conoscenze, di esperienza, e con la propria personalità in un modo ancora più forte e decisivo di quanto non accada nel processo di valutazione e conoscenza di un singolo individuo, e questo a causa delle forti pressioni emotive ed etiche che tale compito attiva.