Inverno, finitudine, apocatastasi, rinascita: appunti per un buon cambiamento
Se ci riflettiamo, siamo perfettamente consapevoli del divenire – ce ne rendiamo conto, anche di fronte al ripetersi di giorni apparentemente uguali ma rapidi come il passo delle stagioni che danzano verso il futuro – l’inverno finale.
Tutto scorre. Panta rei. Nemmeno se lo volessimo, potremmo bagnare i nostri piedi nello stesso fiume per due volte. “Tutto fluisce”, ci dice Eraclito, nel continuo divenire della “stupenda armonia” che nasce dai contrasti, dagli opposti in danza. E ancora: “Vita - nome dell’arco - Morte - il frutto”.1
Proviamo a pensare agli anni, ai decenni, ai secoli e ai millenni che si sono succeduti prima della nostra nascita, prima che noi stessi ci sviluppassimo in esseri umani adolescenti, giovani, adulti. Immaginiamo le migliaia, i milioni, i miliardi di altre anime -umane e animali che hanno vissuto, che abitano adesso e che nasceranno in quel “centimetro o poco più” che si trova all’estremo della spirale sulla quale sono indicate le ere geologiche2 e che comprende la nostra esistenza sulla Terra. Possiamo davvero affermare con certezza che sì, tutto scorre, e che “altre e altre acque affluiscono da umori, anime esalano”?