Come gestire il transfert negativo
Per non soccombere alle proiezioni negative del transfert, lo psicoterapeuta deve conoscere con convinzione ciò che appartiene alla psiche del paziente e ciò che è un aspetto elementare della sua personalità.
La relazione terapeutica è concepita per la creazione di un attaccamento correttivo e laboratorio relazionale in cui emergono proiezioni, aspettative e desideri.
È la qualità di questa alleanza terapeutica che determina in gran parte i risultati clinici.
Ipoteticamente, maggiore è il legame collaborativo, più probabile sarà il successo dell'elaborazione delle proiezioni e delle provocazioni primarie.
Idealmente, questo offre allo psicoterapeuta ed al paziente un soddisfacente sentimento di connessione e risoluzione empatica.
Tuttavia, spesso questi episodi sono transitori ed il clinico viene inaspettatamente accecato da sentimenti diffamatori che annullano l'alleanza terapeutica e, in alcuni casi, interrompe bruscamente il trattamento.
Qui si colgono quelle vicissitudini in cui un transfert negativo ha gettato le sue radici.
La maggior parte dei clinici che fanno lavori di tipo psicodinamico hanno sperimentato il terribile presentimento di essere dalla parte del punto di innesco di un cliente infuriato e sospettoso, che è pronto a scatenare il proprio rancore in seduta.
I terapeuti più esperti si preparano a questo viaggio turbolento, intriso di tradimenti traumatici, desideri e bisogni sottostanti profondamente radicati.
Esplorare con successo le proiezioni diffamatorie e le aspettative esigenti dei clienti non è un'impresa facile.
Il compito di distinguere i sentimenti appropriati di rabbia giustificabile e delusione dal transfert/controtransfert richiede intuito, pazienza e umiltà da parte di terapeuti e pazienti.
Il transfert
Il transfert, termine coniato da Sigmund Freud, fa riferimento alla ricreazione inconscia delle dinamiche e delle aspettative nel contesto della diade terapeuta-paziente.
A sua volta, il controtransfert riguarda la risposta viscerale ed emotiva del terapeuta alle provocazioni consce ed inconsce del paziente.
Inoltre, la storia personale del terapeuta influenza in modo dinamico l'esperienza del cliente e la relazione terapeutica.
Analizzare il materiale inconscio irrisolto che influenza il transfert/controtransfert è uno degli obiettivi primari nella terapia psicodinamica.
Quando le cattive e spregevoli auto-rappresentazioni vengono introdotte nell'ambiente terapeutico, il paziente traumatizzato può proiettare quella “cattiveria” sul terapeuta nel tentativo di distruggere l'oggetto odiato.
La collusione inconscia con queste proiezioni crea una trappola maligna in cui il terapeuta diventa il genitore violento.
Per non soccombere a queste proiezioni, il terapeuta deve conoscere con convinzione ciò che appartiene alla psiche del paziente e ciò che è un aspetto elementare della sua personalità.
Questo compito è particolarmente complesso perchè la potenza delle proiezioni crea dissonanza nel terapeuta.
Inoltre, il terapeuta può sentirsi “offeso” dalla svalutazione e involontariamente colludere nelle proiezioni agendo da un luogo di rabbia e ansia.
Rotture terapeutiche
Mentre il tornare a rappresentazioni del Sè e dell'altro basate sulla realtà ed un amore positivo infuso di collaborazione terapeutica è fondamentale per sfruttare la potenziale guarigione all'interno del transfert negativo, passare da uno stato di odio ad uno riflettente più gestibile è davvero impegnativo.
Bisogna evocare e insospettabilmente confrontare, esplorare e interpretare la relazione di oggetti cattivi pur rimanendo consapevolmente attenti a non personificarle.
Al servizio dell'integrità del processo terapeutico, il terapeuta deve gestire i sentimenti travolgenti evocati dalla svalutazione e dalle proiezioni rabbiose e contribuire alla consapevolezza dei modelli di conflitto profondi, alla ricerca di risoluzione.
Nell'opera “Negoziare l'alleanza terapeutica”, Jeremy Safran e Christopher Muran suggeriscono che le rotture nell'alleanza terapeutica possono presentare le opportunità più ricche di crescita terapeutica.
In definitiva, il modo in cui il terapeuta ed il cliente affrontano tali rotture determineranno probabilmente un impasse terapeutico o una rinnovata dedizione per un approfondimento del processo terapeutico.
(a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)
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