Cervello e teoria delle catastrofi
Nel corso del tempo, qualche operatore del campo del disagio mentale mi ha chiesto, con un pizzico di ironia, in cosa consista l’originalità della Psicologia Dialettica, la teoria che io e Luigi Anepeta andiamo elaborando dagli anni Ottanta del secolo scorso. Spiegare l’originalità di una teoria complessa come la nostra non è facile; ma, nelle poche righe che seguono, vorrei provare ad accennare ad almeno uno dei suoi numerosi meriti: l’aver introdotto la teoria delle catastrofi nel contesto della psicologia clinica. Personalmente sono conscio delle mie limitate competenze matematiche, sicché il mio rimando alla teoria delle catastrofi è più che altro di natura logica e formale. Non di meno, poiché ogni sistema logico-matematico consente di semplificare i fenomeni complessi e di ricondurli nei limiti delle formulazioni cosiddette “falsificabili” (nel senso di Karl Popper), cioè suscettibili di essere oggetto di verifica, è agevole prevedere che teoria delle catastrofi si rivelerà di grande utilità in neurobiologia, in psicologia e nelle altre scienze umane. Aspettiamo, quindi, qualcuno che non si spaventi dell’enorme numero di variabili da includere e sappia modellarla a questo scopo.