Maltrattamento infantile e disturbi psicopatologici
I risultati del presente studio documentano la presenza di disfunzioni emotive e comportamentali nel contesto del maltrattamento infantile che non dipendono dalle diverse forme di maltrattamento subito
L’obiettivo del presente lavoro è quello di valutare le diverse forme di disturbo psicopatologico associato al maltrattamento infantile.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, World Health Organization) definisce il maltrattamento infantile come “tutte le forme di cattiva cura fisica e affettiva, di abusi sessuali, di trascuratezza o di trattamento trascurante, di sfruttamento commerciale o altre, che comportano un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, la sua sopravvivenza, il suo sviluppo o la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, di fiducia o di potere”.
Possono essere distinte quattro forme di maltrattamento infantile:
- Abuso fisico, definito dall’utilizzo intenzionale della forza fisica sul bambino che risulta in un danno per la salute, sopravvivenza, sviluppo o dignità del bambino, e che include attività quali il colpire, mordere, scuotere, strangolare, ustionare, bruciare, avvelenare e soffocare;
- Abuso sessuale, definito come il coinvolgimento del bambino in un’attività sessuale che lui/lei non comprende del tutto o non è in grado di fornire un consenso o per i quali il bambino non è evolutivamente preparato;
- Abuso emotivo e psicologico, che è caratterizzato da un modello di fallimento nel tempo da parte del genitore o caregiver nel fornire un ambiente e un supporto adeguato allo sviluppo; include aspetti quali restrizione del movimento, sminuire, incolpare, minacciare, spaventare, discriminare o ridicolizzare il bambino, nonché altre forme non fisiche di rifiuto o trattamento ostile;
- Abbandono, che comprende sia incidenti isolati, così come un modello fallimentare nel tempo da parte del genitore o altro membro familiare di promuovere un adeguato sviluppo per il benessere del bambino in una o più aree come la salute, l’educazione, lo sviluppo emotivo, l’alimentazione, il riparo e condizioni di vita sicure.
L’entità degli abusi sui minori varia da 3 a 6 bambini su 1000 e rappresenta un fattore di rischio primario per la salute mentale di un individuo.
La letteratura scientifica ha sottolineato la correlazione tra maltrattamento infantile e successivo sviluppo di disturbi psicologici e comportamentali a breve e a lungo termine, la presenza di disturbi somatici e psichiatrici, nonchè deficit cognitivi.
Una stretta associazione è stata delineata tra il maltrattamento infantile e problemi di salute mentale “esternalizzanti”, come ad esempio il Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, disturbi della condotta e disturbo oppositivo provocatorio, problemi di salute “internalizzanti”, come ansia, depressione e attacchi di panico, nonché autismo, disturbo post-traumatico da stress e disturbo antisociale della personalità.
Più nel dettaglio, Rogosch et al., hanno riportato che un maltrattamento infantile prima degli 8 anni predice significativamente sia disturbi esternalizzanti che internalizzanti così come minori competenze e abilità sociali, i quali persistono fino al periodo adolescenziale (15-18 anni).
In aggiunta, l’esposizione a maltrattamento durante l’infanzia è correlata ad una minore performance scolastica e deficit nel funzionamento cognitivo, come il linguaggio, la memoria, l’attenzione e funzioni esecutive.
Il maltrattamento infantile determina altresì deficit nella regolazione delle emozioni, organizzazione dell’attaccamento, sviluppo della personalità, relazioni con i pari, adattamento alla scuola, autonomia adolescenziale, relazioni romantiche e formazione dell’identità personale.
Da un punto di vista psicopatologico i risultati di molte ricerche hanno evidenziato che il maltrattamento infantile determina nel caso dell’abuso sessuale, la presenza del disturbo post-traumatico da stress nel 21-50% dei casi, mentre nel caso dell’abuso fisico fino al 50%.
Il disturbo post traumatico da stress è particolarmente collegato a fattori quali la durata del maltrattamento, la tipologia dell’abuso e la ripetizione dei fattori stressanti ad esso connesso, minaccia o forza, sentimenti di colpa, situazioni di spavento, e percezione di sentirsi vittima.
Sulla base di tali premesse il presente studio vuole delineare le attuali problematiche psicopatologiche dell’abuso infantile e comportamento negligente sullo sviluppo della salute mentale di bambini e adolescenti.
In accordo con le raccomandazioni dell’Italian Child and Adolescent Neuropsychiatry Society (SINPIA, 2007), i ricercatori hanno valutato la presenza di disturbi psichiatrici mediante l’utilizzo di interviste semi-strutturate, questionari, osservazione strutturata del comportamento e interviste ai genitori.
Al fine di delineare i fattori di rischio e protettivi sullo sviluppo della psicopatologia infantile, gli autori hanno esplorato le caratteristiche individuali come il genere del bambino e l’età in cui ha subito il maltrattamento, le diverse forme di maltrattamento, nonché le caratteristiche familiari, come la presenza/assenza di un disturbo psichiatrico nei genitori.
Materiali e metodi
Il campione dello studio era costituito da soggetti con età compresa tra i 2 e i 18 anni, ed è stato reperito e valutato presso l’Unità Neuropsichiatrica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Bambin Gesù , tra il Gennaio 2011 e Marzo 2012 al fine di valutare lo stato mentale nel contesto di un sospetto di abuso nei precedenti sei mesi.
Il lavoro è stato condotto da un team di neuropsichiatri e psicologi specializzati nella valutazione di vittime di abuso, mediante l’utilizzo di specifici protocolli inerenti il maltrattamento, così come richiesto dalle procedure dell’ospedale.
I bambini sono giunti all’ospedale tramite percorsi diversi: spontaneamente (41%), dal reparto di emergenza o di unità pediatrica (36%), tramite indicazioni dei servizi sociali (21%), oppure attraverso i giudici (2%).
Sono state prese in considerazione le diverse caratteristiche, inclusa la tipologia di popolazione (genere, età al momento dell’esame medico, storia familiare di disturbi psichiatrici, sviluppo cognitivo e stato neuropsichiatrico) e il maltrattamento (tipologia, la “quantità”, e la relazione con l’abusante).
Un totale di 185 bambini sono stati inclusi nello studio, di cui 95 femmine e 90 maschi; sono stati suddivisi in tre gruppi in base all’età: 60 soggetti in età prescolare (2-6anni), 99 preadolescenti (7-12 anni) e 26 adolescenti (13-18 anni).
In riferimento alla tipologia di abuso, 40 di essi presentavano abuso sessuale (22%), 70 di essi abuso psicologico (38%), 27 di essi abuso fisico (14%), e gli ultimi 48 presentavano negligenza (26%).
L’esperienza dell’abuso sessuale infantile era caratterizzata da contatti sessuali, esposizione sessuale senza contatto, o entrambe le tipologia di esperienze.
Il contatto sessuale è stato definito come presenza di un contatto fisico, come baci, carezze, stimolazione o penetrazione orale, anale o vaginale.
L’esposizione sessuale senza contatti includeva esposizione a materiale pornografico, pedopornografia, esibizionismo, o rimuovere i propri abiti davanti il bambino.
L’abuso fisico e le eccessive punizioni fisiche sono definiti in genere come qualunque atto commesso da un genitore o altra persona che agisce nel ruolo di caregiver, traducendosi in danni fisici o minacce di lesioni ad un bambino (minore di 18 anni), come ad esempio essere colpito da una mano o un oggetto, essere preso a calci, essere scosso, bruciato, accoltellato o soffocato.
Di tutto il campione, 120 partecipanti (65%) sono stati abusati da un membro familiare e 65 (35%) da un soggetto esterno alla famiglia; 153 di essi (83%) hanno sofferto di maltrattamenti ripetuti; infine 58 partecipanti (31%) riportava una storia familiare di disturbo psichiatrico.
Per quanto concerne gli strumenti, la diagnosi psicopatologica è stata stabilita in accordo alla 4° edizione del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR).
Sono stati considerate quattro categorie di disturbi psicopatologico: disturbi internalizzanti (disturbi d’ansia e depressione), disturbi esternalizzanti (Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, disturbo della condotta e disturbo oppositivo provocatorio), disturbo post-traumatico da stress e il disturbo post-traumatico da stress sub-clinico.
La diagnosi per disturbo post-traumatico da stress è stata adattata all’età prescolare seguendo l’algoritmo proposto da Sheeringa et al., : due sintomi del gruppo A (esposizione a eventi traumatici) così come per gli adulti, uno del gruppo B (rivivere l’esperienza/richiamo doloroso) così come per gli adulti, uno del gruppo C (Evitamento della situazione traumatica/sensazione paralizzante), in questo caso per gli adulti devono esserci 3 o più sintomi all’interno di tale gruppo, e due del gruppo D (ipervigilanza), così come per gli adulti.
Per i preadolescenti e adolescenti la diagnosi di disturbo post traumatico da stress è rimasta identica a quella degli adulti.
Tuttavia la diagnosi subclinica del disturbo post traumatico da stress è stata definita come una diagnosi caratterizzata da almeno un sintomo in ciascuno dei tre gruppi.
Ovviamente le diagnosi psichiatriche e psicopatologiche sono state effettuate da psichiatri esperti di sviluppo e da neuropsicologi sulla base della storia di sviluppo ed esame clinico esteso.
Da un punto di vista medico tutti i soggetti sono stati sottoposti a esami fisici e neurologici; la presenza di storia familiare psichiatrica è stata indagata mediante un’intervista con entrambi i genitori.
Le relazioni familiari sono state valutare mediante sessioni di osservazioni clinica in cui erano presenti tutti i membri della famiglia.
La valutazione della psicopatologia è stata condotta in maniera diversa in base all’età dei soggetti. Nel gruppo prescolare, le osservazioni cliniche del comportamento dei bambini sono state effettuate durante le sessioni di gioco.
I genitori hanno completato il Child Behavior Checklist 1.5.-5, un questionario atto a valutare problemi comportamentali e psicologici, e il Trauma Symptom Checklist for Young Children (TSCYC), che consente una specifica valutazione del disturbo post-traumatico da stress.
Nel gruppo di preadolescenti e adolescenti, sono stati utilizzati lo Schedule for Affective DIsorders and Schizophrenia for School-Age Children-Present and Lifetime Version (K-SADS-PL), ossia un ‘intervista semistrutturata designata per la valutazione dell’attuale sviluppo psicopatologico basata sui criteri del DSM-IV-TR.
I bambini hanno inoltre completato Il Children Depression Inventory (CDI) e il Multidimensional Anxiety Scale For Children (MASC), due questionari sef-report per una specifica valutazione dell’umore, rispettivamente depressione e ansia.
Risultati e discussioni
Il presente studio ha quindi esplorato gli attuali problemi psicopatologici in bambini maltrattati attraverso una valutazione clinica.
I risultati indicano che più della metà dei bambini e adolescenti non soddisfano i criteri per una diagnosi di disturbo psicopatologico. Tuttavia, la distribuzione della diagnosi subclinica del disturbo post-traumatico da stress è quella più rilevante e che si manifesta come problematica psicopatologica associata al maltrattamento.
Questi risultati mostrano inoltre che l’incidenza del disturbo post-traumatico da stress in bambini esposti a eventi traumatici è minore rispetto a quanto riportato dagli adulti.
Una possibile interpretazione per questa discrepanza è che la diagnosi di disturbo post-traumatico da stress derivi da criteri sviluppati per gli adulti, tali da non poter riflettere le modalità di risposta al trauma in un bambino.
Infatti, i criteri del disturbo post-traumatico da stress non tengono conto delle diverse reazioni dei bambini, che soffrono di diverse tipologie di abuso, che hanno come risultato un ritardo dello sviluppo, una complessa distruzione della regolazione affettiva, pattern di attaccamento disturbato, rapide regressioni comportamentali, e cambiamento emotivo.
I risultati del presente studio documentano la presenza di disfunzioni emotive e comportamentali nel contesto del maltrattamento infantile che non dipendono dalle diverse forme di maltrattamento subito.
Un ulteriore risultato dello studio è che le forme di maltrattamento differiscono in base al genere e l’età. Mentre negli adolescenti la distribuzione delle forme di maltrattamento non cambia, nei preadolescenti l’abuso emotivo è quello maggiormente prevalente di altre forme di maltrattamento.
Per quanto riguarda gli effetti del maltrattamento si è osservato che, bambini in età prescolare esposti a violenza, come quella fisica o sessuale, presentano una significativa associazione con sintomi sia internalizzanti che esternalizzanti, mentre i preadolescenti che sperimentano abuso fisico o sessuale presentano un elevato rischio per comportamenti esternalizzanti.
Per quanto riguarda il genere, il presente studio ha mostrato che i maschi sono maggiormente esposti a forme di maltrattamento quale l’abuso fisico ed emotivo; nelle donne invece è stato riscontrato maggiormente l’abuso sessuale.
Questi risultati sono in linea con la letteratura esistente, mostrando come in situazioni stressanti i ragazzi tendono a esprimere rabbia e assumere atteggiamenti aggressivi, mentre le ragazze tendono a interiorizzare i sentimenti.
È stato inoltre riscontrato che bambini che vivono in famiglie con una storia di disturbo psichiatrico vengono esposti all’abuso molto più precocemente.
È stato dimostrato che il rischio di abuso fisico è legato ad alcune caratteristiche del genitore abusante come un basso impegno a prendersi cura del bambino, così come una percezione negativa di esso.
Un’esposizione prevalente e più o meno costante a eventi potenzialmente traumatici è significativamente associata con il contesto in cui vive il bambino come il vivere con un solo genitore, uno stress eccessivo da parte dei genitori e in particolare con livelli clinici di sintomi di ansia e depressione nei genitori.
In conclusione, il presente studio ha rivelato che il problema psicopatologico che si può manifestare in seguito ad un abuso in bambini e adolescenti è la forma subclinica del disturbo post traumatico da stress.
Il costrutto DESNOS “Disturbo dello stress estremo non altrimenti specificato” rappresenta un tentativo di evidenziare la natura multidimensionale del fallimento di adattamento al trauma sebbene debba essere ancora definito in modo sistematico.
Infatti, i bambini sviluppano pattern di modelli disadattivi, che dipenderanno dalla fase di sviluppo in cui si trovano, il sostegno sociale offertogli e il rapporto con il genitore fonte del trauma.
Considerata la difficoltà nel cogliere le reazioni del bambini rispetto ai criteri diagnostici del disturbo post-traumatico da stress, il DSM-5 segnala una nuova classificazione per quanto riguarda il “disturbo correlato allo stress e al trauma”, che include diagnosi specifiche per bambini al di sotto dei 6 anni di età.
Rispetto alle attuali classificazioni psichiatriche, se si considerano gli effetti negativi a lungo termine associati con il maltrattamento, il presente studio sottolinea l’importanza di una diagnosi precoce e di un trattamento.
La ricerca futura dovrà concentrarsi maggiormente sulla possibilità di un’analisi dettagliata degli attuali problemi neuropsicologici nel contesto del maltrattamento (ad esempio problemi di attenzione, di memoria, funzioni esecutive e memoria di lavoro), così come le caratteristiche del maltrattamento stesso (durata e intensità dell’esposizione).
Una limitazione dello studio è stato l’esclusione di bambini con disturbi dello sviluppo o con autismo; pertanto la ricerca futura dovrà analizzare problemi psicopatologici associati al maltrattamento anche in queste popolazioni di pazienti.
Articolo tratto dalla rivista “Scientific World Journal”
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Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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Tags: abbandono maltrattamento infantile abuso sessuale disturbi esternalizzanti disturbi psicopatologici abuso fisico abuso emotivo disturbi internalizzanti