Ricordi, sogni, riflessioni (Jung 1961) - IV parte
[…] “Ho spesso visto persone diventare nevrotiche per essersi appagate di risposte inadeguate o sbagliate ai problemi della vita. Cercano la posizione, il matrimonio, la reputazione, il successo esteriore o il denaro, e rimangono infelici e nevrotiche anche quando hanno ottenuto ciò che cercavano. Persone del genere di solito sono confinate in un orizzonte spirituale troppo angusto. La loro vita non ha un contenuto sufficiente, non ha significato. Se riescono ad acquistare una personalità più ampia, generalmente la loro nevrosi scompare. Per questo motivo ho sempre attribuito la massima importanza all’idea di sviluppo. La maggior parte dei miei pazienti non consisteva di credenti, ma di persone che avevano perduto la fede. Venivano da me le “pecorelle smarrite”. Persino al giorno d’oggi il credente ha la possibilità, nella sua chiesa, di vivere i simboli. Si pensi all’esperienza della messa, del battesimo, all’imitatio Christi, e a molti altri aspetti della religione. Ma vivere e sperimentare dei simboli presuppone una partecipazione vitale da parte del credente, e molto spesso oggi questa manca. Nei nevrotici è praticamente sempre assente” […] (p. 180)
[…] “Mi balenò l’idea che Eros e l’impulso di potenza fossero, come due fratelli discordi di un solo padre, di un solo impulso psichico, che – come la corrente elettrica positiva e negativa – si manifesta empiricamente in due forme opposte: l’una come patiens, l’Eros, e l’altra come agens, l’istinto di potenza, e viceversa. L’Eros pretende dalla potenza, così come l’istinto di potenza pretende dall’amore. Dov’è uno dei due istinti senza l’altro? Se da una parte l’uomo soggiace all’istinto, cerca di dominarlo dall’altra” […] (p. 195)
[…] “Non è un segreto che Zarathustra è l’annunciatore di un vangelo; e anche Freud cercava di far concorrenza alla Chiesa con l’intento di canonizzare una dottrina. È vero che non l’ha fatto troppo apertamente, ma in compenso ha accusato me di voler passare per profeta. Egli solleva la tragica pretesa e allo stesso tempo la cancella. Questo è il modo in cui per lo più ci si comporta con le luminosità, ed è giusto che sia così, perché sono vere in un senso, e non vere in un altro. L’esperienza luminosa innalza e umilia insieme […] Ogni volta che la psiche è scossa violentemente da un’esperienza luminosa, v’è il pericolo che il filo, al quale si è sospesi, possa spezzarsi. Se questo accade, v’è il pericolo che il filo, al quale si è sospesi, possa spezzarsi. Se questo accade c’è chi cade in un’affermazione assoluta, chi in una negazione assoluta. Nirdvandva (libertà dagli opposti) dice l’Oriente. L’ho ben impresso nella memoria. Il pendolo spirituale oscilla tra ciò che ha senso e ciò che non ne ha, non tra giusto ed errato. Il numinosum è pericoloso perché attira gli uomini agli estremi, così che una modesta verità è considerata la verità, e un errore secondario è eguagliato all’errore fatale” […] (p. 195-96)
Jung C. G. (1961), Ricordi, sogni e riflessioni, a cura di A. Jaffè, tr. It. Rizzoli, Milano, 1978.
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