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Afasia

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on . Postato in Le parole della Psicologia | Letto 12833 volte

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afasia

L’afasia è un disturbo della formulazione e della comprensione di messaggi linguistici, che consegue a lesioni focali cerebrali, in persone che avevano in precedenza acquisito un uso normale del linguaggio.

Il deficit coinvolge:

  1. le diverse unità del linguaggio (deficit a livello fonologico, lessicale-semantico e morfo-sintattico)
  2. le diverse modalità (deficit di produzione e comprensione, sia a livello orale che scritto).

CENNI STORICI

L’interpretazione delle sindromi afasiche, si basa ancora sul modello elaborato da Lichtheim, Dax, Broca e Wernicke. Fino a tempi relativamente recenti, la descrizione dei deficit del linguaggio si è fondata sulla dicotomia tra comprensione e produzione, contrapponendo cioè afasie espressive ad afasie recettive, oppure motorie a sensitive. Tale dicotomia traeva origine dal modello di organizzazione del linguaggio proposto nel secolo scorso dal neurologo tedesco Carl Wernicke e successivamente modificato da Lichtheim e da Wernicke stesso.

Secondo questo modello, nell’emisfero di sinistra vi sono due centri, A e M, rispettivamente deposito delle immagini uditive e delle immagini motorie delle parole. I due centri sono localizzati a livello delle aree associative uditive e motorie e sono connessi tra loro tramite un fascio di fibre AM. La rappresentazione dei concetti si trova nell'area B.

modello wernickeSecondo il modello Wernicke-Lichtheim si hanno diversi tipi di afasia:

Sordità verbale pura se la lesione è in aA
Afasia sensoriale o afasia di Wernicke se la lesione è in A
Afasia di conduzione se la lesione interessa il fascio di fibre AM
Afasia motoria o Afasia di Broca se la lesione è in M
Anatria pura se la lesione è in Mm
Afasia transcorticale sensoriale se la lesione è in AB
afasia transcorticale motoriase la lesione è in BM

l limiti principali del modello di Wernicke-Lichtheim sono: il primo limite è quello di non aver preso in considerazione una forma di afasia (afasia amnesica o anomia) , Il secondo è quella di aver ipotizzato l’esistenza del centro dei concetti senza avere alcuna prova sulla sua reale esistenza.

Oggi esiste una teoria che spiega che i concetti non sono né depositati in un unico centro , né rappresentati in modo diffuso in tutta la corteccia. Si ritiene che essi siano sottesi da diverse aree corticali e che la genesi di un concetto origini dall’ integrazione di più informazioni convergenti. Geschwind sostiene che una caratteristica fondamentale del cervello umano è quella di formare associazioni dirette fra modalità visiva, uditiva e somestesica. Essa si verifica a livello delle aree associative parieto-tempo-occipitali. Questa convergenza polisensoriale rappresenta il prerequisito per la denominazione delle parole. Questa capacità dipende soprattutto dalla possibilità di associare nomi uditi alle cose viste. Il sub-strato anatomico risiederebbe, secondo Geschwind, nel giro angolare cioè nell’ area associativa.

L’autore descrive due sindromi da disconnessione, in cui vengono interrotte le connessioni fra le aree le linguaggio e altre aree sensoriali o motorie:

  • sindrome da isolamento delle aree del linguaggio
  • sindrome di disconnessione parziale: es. anomia tattile o alessia pura

LE AFASIE: CLASSIFICAZIONE

In base alle alterazioni quantitative della espressione orale, gli afasici si dividono in due gruppi:
-Nei pazienti fluenti, l’eloquio è quantitativamente normale o anche aumentato lungo, con sequenze di parole non sempre in relazione tra loro e con scarso uso delle regole sintattiche della propria lingua. L’articolazione è corretta, la” melodia” è normale (ascoltando da lontano senza percepire le parole, si ha l’impressione di un linguaggio normale). Quello che è alterato è il significato delle parole e delle frasi: il malato parla molto ma in modo incomprensibile. Il suo linguaggio è costituito da parole sbagliate, simili a quelle giuste come suono(parafasie), da parole inventate prive di senso (neologismi), da perifrasi usate al posto di singole parole (circumlocuzioni). Spesso il malato ripete più volte una parola o una frase (perseverazione). Nei casi più gravi, il linguaggio è del tutto incomprensibile e si ha l’impressione di ascoltare un gergo o una lingua sconosciuta(jargonafasia).

Di regola il malato ignora di parlare male (nosoagnosia) e si arrabbia perché non viene capito.

In generale le afasie fluenti sono associate a danni delle regioni posteriori, temporo-parietali dell’emisfero sinistro.

-Nei pazienti non fluenti, invece, l’eloquio è scarno, vengono prodotte poche parole isolate e semplificate, (

 

 


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