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Amnesia

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on . Postato in Le parole della Psicologia | Letto 5769 volte

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amnesiaDal greco a-mnesis (non-ricordo), il termine amnesia indica la compromissione grave e selettiva della memoria a lungo termine (MLT), indipendente dal tipo di stimolo (verbale o non) o dalla modalità sensoriale della presentazione dello stesso, in rapporto ad un evento patologico, ad esempio un trauma cranico, un’intossicazione o un disturbo vascolare.

Una caratteristica del disturbo amnesico è, come vuole la legge formulata da Ribot, di preservare, contrariamente al decorso della memorizzazione, i dati acquisiti in un lontano passato, lasciando decadere per primi quelli di recente acquisizione.

Presenta due componenti di gravità variabile:

  1. Un’amnesia retrograda, che riguarda avvenimenti precedenti l’insorgenza della patologia che ne è causa e che non consente di riportarli alla coscienza. Essa, a sua volta, può essere globale, quando si estende a tutto il passato, oppure lacunare, quando è limitata a periodi circoscritti.
  2. Un’amnesia anterograda, che interessa gli eventi successivi all’insorgenza del fatto morboso e limita la possibilità di acquisire e registrare nuove informazioni.

Quando i due disturbi sono associati, si parla di amnesia retro-anterograda.

Inoltre, l’amnesia può essere:

  • Generalizzata, quando riguarda tutti i ricordi.
  • Selettiva, quando si riferisce ad un particolare materiale mnemonico.
  • Sistematizzata, quando vengono meno i ricordi che si riferiscono a persone o avvenimenti specifici. A quest’ultima categoria appartengono le amnesie psicogene, che si riferiscono ad eventi di grande pregnanza emotiva ed affettiva e che si possono osservare in alcuni Disturbi di Personalità.

Il quadro clinico del paziente amnesico è caratterizzato dalla difficoltà di riconoscimento delle persone conosciute da non molto tempo, dal disorientamento spaziale e temporale, anche per quanto riguarda le azioni, gli spazi e la posizione degli oggetti della quotidianità. Tale patologia della memoria risulta altamente invalidante e raramente chi ne è affetto riesce a condurre un’esistenza autonoma. Infatti, come anche in altri disturbi, anche per i pazienti amnesici c’è la probabilità di anosognosia, ovvero la mancanza di conoscenza della propria malattia, la quale, a sua volta, può portare a racconti inventati, un processo definito, in gergo, confabulazione, il quale è per lo più spontaneo e fluido (confabulazione spontanea).

Costoro, comunque, non presentano deficit della percezione, del movimento e del linguaggio, così come sono indenni le capacità di ricordare, per qualche decina di secondi, piccole quantità di informazione (per es., una serie di cifre o di posizioni spaziali: memoria a breve termine verbale e spaziale) e di ragionamento.

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I pazienti apprendono abilità motorie, risposte condizionate e vari stimoli verbali e non, purché non venga loro richiesto di ricordare in modo esplicito l’informazione presentata. Così, un paziente con amnesia può rispondere velocemente ad uno stimolo presentato più volte, senza però ricordare di averlo visto, come, ad esempio, quella paziente che, punta alla mano con uno spillo dallo psicologo Claparede, la ritrasse quando il dottore gliela toccò nuovamente, senza sapere il perché.

Le cause dell’amnesia possono essere molte e tra queste ci sono ictus, traumi, intossicazioni croniche, ecc. Le stesse possono ledere i diversi meccanismi implicati nella memorizzazione, ovvero: le strutture del sistema libico (porzioni mediali dei lobi temporali, strutture diencefaliche, regioni orbitali dei lobi frontali), il circuito cortico-sottocorticale di Papez (ippocampo, colonne del fornice, talamo anteriore, giro del cingolo) ed altre strutture, come amigdala, giro paraippocampale, polo temporale, nuclei del sotto pellucido ed aree corticali frontali orbitali. È bene notare, infine, che le lesioni cerebrali, alla base di questa patologia, sono sempre bilaterali e collegate tra loro, rendendo impossibile, così, la remissione del paziente.

 

Bibliografia:

  • Enciclopedia Treccani.
  • Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.

 

(Dott.essa Alice Fusella)

 

 


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