Dissociazione
La dissociazione come alterazione della struttura psichica e immagini contraddittorie di Sè.
Il termine dissociazione in psicopatologia e psichiatria è identificato come un meccanismo di difesa attraverso cui alcuni elementi dei processi psichici rimangono “disconnessi” o separati dal restante sistema psicologico dell’individuo, con lo scopo di proteggere l’individuo da un evento traumatico, di solito di natura reale.
Nella dissociazione si viene a creare una scissione verticale, così che i contenuti mentali esistono in una serie di coscienze parallele.
Da un punto di vista descrittivo, la dissociazione non può essere considerata sempre patologica in quanto brevi stati alterati di coscienza possono verificarsi anche in alcuni contesti della quotidianità come gli sport estremi, l’assunzione di sostanze stupefacenti, rapporti sessuali e così via.
In tal senso il processo dissociativo tende a organizzare la soggettività in ambito di significato distinti; se i confini tra questi ambiti si irrigidiscono, gli stati dissociativi possono evolversi fino a determinare una vera e propria psicopatologia.
Da una parte vi è un’impossibilità di comunicazione tra i significati della propria esperienza e quelle delle relazioni, dall’altro qualora tali significati siano troppo angoscianti e mortificanti rimangono primitivi e grezzi, cioè non assimilabili con altri aspetti del funzionamento mentale.
La dissociazione patologia si manifesta prevalentemente in vittime di abuso parentale, in quanto si altera la struttura psichica, a causa dell’esigenza di integrare rappresentazioni inconciliabili e contraddittorie di Sé e dei genitori.
L’isolamento di una parte del proprio Sé, che non si riesce a tollerare, impedisce l’accesso alla coscienza di significati incompatibili.
Tra gli autori che maggiormente hanno offerto contributi sul tema della dissociazione, va sicuramente ricordato Sandor Ferenczi, il quale sottolineava che” il senso di Sé come esistente e significativo può essere raggiunto soltanto se l’ambiente dà una controspinta alla tendenza della mente a dissolversi nell’universo. L’individuo cerca primariamente la relazione con la figura di attaccamento, ma se questa non offre un legame costruttivo l’individuo si disperde. La fisiologica molteplicità deve essere contenuta attraverso il riconoscimento, operato dall’ambiente, dell’esperienza del bambino come esperienza reale e quindi in qualche modo significativa”.
Per comprendere meglio l’evoluzione delle diverse teorie sulla dissociazione è utile comprendere le modalità con cui Freud affrontò tale problematica.
Egli, infatti, attraverso un’osservazione accurata dei suoi pazienti, aveva notato una profonda differenza tra gli stati di coscienza vigile e quelli di trance indotti dall’ipnosi, sottolineando che nello stato di veglia i pazienti ricordavano ciò che era successo nello stato vigile precedente, ma erano ignari di ciò che era avvenuto nello stato ipnotico.
A partire da queste considerazioni, Freud ipotizzò che la dissociazione tra questi stati di coscienza fosse alla base dell’isteria e che poteva dar vita a una personalità multipla.
Nonostante successivamente Freud si rese conto che le isteriche presentavano storie infantili traumatiche, egli sosteneva che “il momento traumatico non viene annullato, ma sospinto nell’inconscio; la scissione che si verifica è quindi voluta, intenzionale, o per lo meno promossa da un atto volontaristico”.
Dall’altra parte, Ferenczi delinea invece una teoria della mente relazionale e una teoria del Sé come molteplice, nelle quali viene sottolineato che l’ambiente che accoglie il bambino segna e informa in modo primario e fondamentale la nascita psicologia dell’individuo.
L’innovazione di Ferenczi fu quella di inscrivere la realtà traumatica dei fenomeni dissociativi in un’ottica profondamente relazionale che non poteva quindi rientrare nelle topiche freudiane.
Ferenczi parla infatti della dissociazione come di una reazione specifica al trauma; il trauma è un violento attacco alla possibilità di comprendere il senso dell’esperienza, un attacco quindi all’essenza stessa della mente, che non può vivere se non attribuendo senso.
Il bambino arrendendosi all’adulto che lo aggredisce e ne viola la specificità dei bisogni, in questo modo rinuncia al proprio senso di sé, ai suoi desideri, ai suoi sentimenti, dissociando parte della propria esperienza e creando un vuoto che viene riempito attraverso l’identificazione con l’aggressore.
La mente del bambino opera quindi una divisione del Sé, organizzandone le parti come personalità distinte, in modo che possano sopravvivere separatamente.
La sua esperienza clinica con pazienti traumatizzati lo ha portato a ipotizzare il meccanismo dissociativo come la base della psicopatologia della personalità multipla:
“Se i traumi si ripetono nel corso dello sviluppo, aumentano anche il numero e la varietà delle dissociazione, cosicchè diventa difficile mantenere il contatto con i vari frammenti, che si comportano come personalità distinte, di cui ciascuna non sa nulla dell’altra.”
Di fronte alla presa di coscienza della propria impotenza, il bambino, per evitare di vivere la sensazione di dolore, si dissocia e vede la realtà dal di fuori, come se fosse un’altra persona.
In più, “sconvolto dallo schock dell’aggressione e dallo sforzo di adattamento, il bambino non ha una sufficiente capacità di giudizio per condannare la condotta di tali persone autorevoli. I deboli sforzi fatti in questo senso sono brutalmente e minacciosamente respinti dal colpevole, e il bambino viene accusato di menzogna. Egli, inoltre, è intimorito dalla minaccia di vedersi privato dell’amore e persino di essere sottoposto a sevizie fisiche. Ben presto, comincia anche a dubitare dell’attendibilità dei propri sensi oppure – cosa più frequente – si sottrae all’intera situazione rifugiandosi in sogni ad occhi aperti. Il bambino precocemente sedotto si adatta al suo difficile compito ricorrendo alla completa identificazione con l’aggressore.”
Dissociazione e trauma sono dunque elementi strettamente connessi, soprattutto se l’evento avviene o è perpetrato all’interno delle relazioni più significative del bambino.
Quest’ultimo riuscirebbe a superare il dolore traumatico, a sopravvive a questa esperienza “attraverso: perdita della coscienza, fantasie compensatorie di felicità, e scissione della personalità”.
Per approfondimenti
- stateofmind.it
- unionpedia.org
- Breuer J., Freud S., Studi sull'isteria, in Freud, Opere, Vol 1 Bollati Boringhieri, Torino 1978.
- Ferenczi S.,1932b Diario clinico, Cortina, Milano 1988.
- Ferenczi S.,1934 Riflessioni sul trauma. In: Sándor Ferenczi. Opere. Volume Quarto 1927-1933. Milano: Raffaello Cortina, 2002.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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