Mild Cognitive Impairment (MCI)
È uno stato di confine o di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza, noto come “lieve compromissione cognitiva”.
Il declino cognitivo lieve consiste in una riduzione dell’efficienza mentale maggiore del declino fisiologico dovuto all’età, ma non alla pari di una demenza senile.
Difatti tale “compromissione isolata di memoria” potrebbe riferirsi a una fase prodromica dell’Alzheimer (AD), in quanto gli individui a cui viene fatta questa diagnosi hanno una probabilità maggiore di sviluppare la suddetta demenza, un rischio compreso tra l’1 e il 25% all’anno.
Una crescente evidenza suggerisce che anche se i pazienti amnesici con MCI non soddisfano i criteri neuropatologici tipici della malattia di Alzheimer, potrebbero trovarsi in uno stato di transizione indicativo di una demenza in evoluzione. In questa fase di passaggio ipotetica, a livello cerebrale, i soggetti presentano delle placche amiloidi diffuse nella neocorteccia e frequenti ammassi neurofibrillari nel lobo temporale mediale.
Sono stati descritti sottotipi clinici dell’ MCI che costituirebbero altrettante forme prodromiche di vari tipi di demenza. I pazienti colpiti da MCI possono essere affetti in:
- un solo dominio cognitivo, o di tipo amnesico, in cui il quadro clinico è dominato da una compromissione nelle prove di memoria dichiarativa di tipo episodico, o di tipo disesecutivo o relativo al linguaggio;
- domini multipli (in genere, deficit misti di linguaggio e memoria).
Dare attenzione ad un disturbo cognitivo come questo, anche se è lieve ed è stato riconosciuto soggettivamente, è molto importante. In ogni caso la diagnosi andrebbe effettuata per quel paziente che mostra segni certi, anche se lievi, di decadimento cognitivo nei test di memoria, in assenza però di modificazioni patologiche nella vita sociale e lavorativa. In particolare, la compromissione della memoria dovrebbe essere superiore a quella attesa in base all’età e alla scolarità del paziente, ma inferiore a quella riscontrata in caso di demenza.
Nello specifico, i criteri e gli strumenti suggeriti da Petersen e Morris (2005) per fare diagnosi sono la soggettiva sensazione di declino cognitivo e, solitamente, le prove neurologiche che indagano la fluenza verbale per lettera (funzioni esecutive), la denominazione (richiamo lessicale) e l’apprendimento e rievocazione (con liste di parole).
Solitamente, si può parlare di declino cognitivo lieve quando:
- - ci sono evidenze di un deterioramento cognitivo misurato oggettivamente (esame neuropsicologico) e testimonianze dei familiari o della persona stessa relative a dimenticanze, disorientamento, difficoltà di concentrazione o altre deficit cognitivi;
- le capacità nelle attività della vita quotidiana sono preservate;
- le abilità nell'utilizzo di mezzi e strumenti sono preservate o lievemente alterate.
In ogni caso l’Alzheimer ha un lungo periodo clinico: ciò costituisce un’opportunità per identificare i soggetti in una fase in cui la patologia è già iniziata, ma la diagnosi non può ancora essere posta; identificare i soggetti a rischio può consentire al medico di formulare una prognosi, dando consigli e pianificando l’assistenza al malato.
per approfondimenti:
- Manuale di Neuropsicologia, Ed. Il Mulino
- Wikipedia.org
- Riabilitazione-neuropsicologica.it
(a cura della Dottoressa Benedetta Marrone)
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