Non so cosa fare (1488734367764)
selene, 45
buonasera,
non sono nemmeno riuscita a inserire la mia domanda in un settore specifico perché davvero non so se parlare di depressione, di problemi relazionali o di semplice stanchezza.
Spiego sommariamente la mia situazione: ho 45 anni, sono single (mai stata sposata e senza figli) da oltre dieci anni dopo la fine traumatica di quella che pensavo fosse la storia della vita, ho sempre vissuto con i miei genitori, ora solo con mia madre perché papà è morto alcuni anni fa dopo una lunga malattia, e la maggior parte del tempo la passo a occuparmi di lei che (oltre a essere ormai anziana) ha anche dei deficit motori e cognitivi a causa di lievi ma ripetute ischemie; ho una professione che mi permette di gestire le ore in cui lavorare, ma ormai è il mio ultimo pensiero, e comunque è un lavoro di back office che svolgo generalmente da sola; non ho per nulla vita sociale e le mie giornate (quando non esco per andare in azienda) le passo in casa con mia madre che (come una bambina viziata) ha bisogno di sentirsi sempre al centro dell'attenzione.
Praticamente non ce la faccio più! Dormo pochissimo ormai da anni perché gli unici momenti davvero miei sono la notte dopo averla messa a letto, ma non li passo sui social network perché non riesco a farmeli piacere.
Molte volte mi ritrovo a piangere... non vedo prospettive, non vedo futuro, non vedo soluzioni a questa situazione... sono l'ultima di tre figli, ma gli altri due, entrambi più grandi di me, hanno la loro
famiglia: ho provato ad accennare a questo mio bisogno di essere aiutata, ma le mie rimangono parole sospese... passano a trovare mia madre nelle ore in cui io, gioco o forza, devo uscire per lavoro o per altre commissioni, ma poi basta. Nel fine settimana si limitano a una massimo due telefonate.
Sono davvero stanca... tutte le sere credo che non ce la farò il giorno dopo ad affrontare un'altra giornata come quella appena finita, ma poi tutte le mattine mi alzo e ricomincio daccapo. Ma può essere davvero tutto qua? E' solo questa la vita? Il senso di tutto qual è? Farsi carico di responsabilità non esclusive e annullarsi per garantire una serena vecchiaia a una madre che (tutto sommato) è stata una brava madre? o devo davvero fare una pazzia e andar via per un po' affinché i miei fratelli capiscano che esisto anch'io?... ma mia madre, poi, come starebbe? riuscirebbe a capirlo? o ne soffrirebbe inutilmente?... e io? ne sarei davvero capace? o mi farei solo violenza perché non è di mio abbandonare chi ha bisogno di me?...
So che non potrete darmi tutte le risposte che cerco, ma se esiste una prospettiva dalla quale non sto guardando la mia vita, vi prego di farmela conoscere. Non so davvero quanto potrò ancora andare avanti in questo modo...
Grazie
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Cara Selene,
la situazione che descrive certamente è molto complessa e delicata, non poter contare su un appoggio e un sostegno nella cura e accudimento di un genitore anziano non più autosufficiente rappresenta una responsabilità molto impegnativa.
Le sue parole esprimono in modo chiaro e puntuale lo stato di sofferenza ed esaurimento in cui sente di trovarsi.Questo tipo di situazione determina un costante allontanamento dal contatto con i propri bisogni e non potendo contare su una gestione condivisa dell’impegno e su dei necessari momenti di stacco si può facilmente arrivare alla sensazione di burnout in cui ci si sente sopraffatti dalla situazione.
Afferma che i suoi fratelli hanno la loro famiglia e la propria vita e che non può contare sulla loro presenza e sul loro sostegno. Alla luce dello stato di grande disagio che sta vivendo attualmente a mio avviso è arrivato il momento di comunicare in modo più assertivo e chiarire puntualmente le difficoltà che sta vivendo nella misura in cui assentarsi da casa soltanto per le commissioni quotidiane non le consente di poter vivere in modo sereno.
Lei ha provato ad accennare ai suoi fratelli del suo bisogno si essere aiutata ma le sue parole sono rimaste sospese. Forse “provare ad accennare un bisogno” rappresenta una modalità comunicativa debole, poco efficace in cui il messaggio viene recepito solo parzialmente perché non è stato esposto in modo forte e chiaro.
Sarebbe più funzionale iniziare ad utilizzare una modalità comunicativa più incisiva che consenta di esprimere pienamente il suo disagio.La condivisione delle responsabilità e del sostegno a sua madre con l’aiuto dei suoi fratelli le consentirebbe di poter “staccare la spina” ogni tanto e migliorare in tal modo anche la qualità del tempo da condividere con sua madre.
Una sorta di accordo, di mediazione, una messa in campo di sinergie e risorse condivise che tenga conto dei reciproci impegni delle persone coinvolte, nell’ottica di una re- distribuzione delle responsabilità e dell’impegno richiesto.
L’obiettivo sarebbe quello di cominciare a pensare più concretamente a se stessa e alle sue legittime esigenze, condividendo con i suoi fratelli una ridefinizione dei termini del suo impegno nei confronti di sua madre.
A fronte del suo attuale stato di malessere in cui dorme poco, si sente stanca, non ha spazi per se stessa, non riesce ad avere una vita sociale e si ritrova spesso a piangere, risulta fondamentale la riappropriazione di una sua dimensione individuale che possa affrancarla, sostenerla e infonderle nuove energie.
La sua lettera dimostra che lei ha già iniziato a prendersi cura di sé e ad attivare dei meccanismi di risorse personali. Tale percorso può essere ulteriormente sostenuto con l’aiuto di uno psicologo.
Per qualsiasi approfondimento non esiti a scriverci di nuovo.
Auguri di ogni bene
A cura della Dottoressa Arianna Grazzini
Pubblicato in data 15/03/2017
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Tags: depressione