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Nella mente di un ladro di bambini

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Cronaca e costume visti con l'occhio (e con il cuore) di uno psicologo

Lo sguardo di Salvacuori n. 5 - 15 marzo 2006

Oggi è lunedì 13 marzo 2006 e, mentre scrivo, stasera finisce l'undicesimo giorno di prigionia del piccolo Tommaso finito nel pozzo più buio che esista al mondo: venir rubato da adulti che forse non vogliono denaro dai genitori e forse nemmeno far del male a loro, ma proprio a lui, ad un bambino di tre anni. Che c'è di più pauroso e terribile di questo? Ciò che può immaginare Tommy (ma anche noi adulti) è che allora esistono davvero l'orco o la strega che abitano certe favole. Perdersi in un bosco e passarci la notte sarebbe meno orribile.

In questi giorni le cronache dei giornali rendono ancora più cupo ciò che è già di per sé troppo buio. Le immagini che – a quanto sembra – sono state trovate dentro un computer del padre, i continui interrogatori a cui viene sottoposto, la totale mancanza di contatti dei rapitori e di una qualsiasi richiesta di riscatto: tutto questo lascia tutti noi ammutoliti e piegati da angoscianti presagi, che cerchiamo di scacciare via dalla nostra mente incapace di reggerli.

Quando mi viene da immaginare questo cucciolo e quello che lui può pensare, comincio a stare male. Non posso fermarmi su questi pensieri. Ed allora mi sposto un poco e, invece che su di lui, mi pongo domande sui rapitori: provo ad immaginare che cosa ci possa essere nella mente di un ladro di bambini.

Ma questo è un particolare tipo di ladro, perché è un predatore. Un avvoltoio odiato anche da tutti quegli altri animali che pure sono feroci. Si sa che fine facciano i predatori di bambini, nel caso finiscano in galera : se non sono controllati a vista ed in isolamento, vengono subito fatti a pezzi dagli altri carcerati. Tale è l'odio che essi suscitano, perché facendo questo ad un bambino, fanno del male al mondo. Nessuna scusante e nessuna comprensione per loro, neanche da chi ha compiuto reati assai gravi. E' come se un piccolo, un cucciolo d'uomo, fosse una cosa sacra per tutti. Bello sarebbe. Ma purtroppo non è così : non è una cosa sacra ed intoccabile per tutti.

Io provo, con molta fatica, a ragionare tenendo conto della mia professione. Ma questa è una di quelle poche occasioni in cui dichiaro forfait, in cui dico “no” e smetto di cercare di capire le ragioni psichiche che possono portare ad atti del genere. Perché quello che si potrebbe trovare non penso possano chiamarsi “ragioni” .

La psicologia clinica ci mostra come spesso chi abusa sessualmente dei bambini è stato a suo tempo ed a sua volta vittima di abusi. Spesso però, e non sempre, perché la cosa non è matematica e biunivoca : non tutti gli abusati diventano abusanti, e questi ultimi non sono stati tutti abusati. C'è quindi un qualcosa che sfugge a questo “destino” che non è automatico e che chiama in causa un qualcosa che sta nella persona e nel singolo individuo : la scelta di percorrere fino in fondo la strada del male. Perché le molestie ai bambini spesso avvengono in famiglia o nelle persone vicine, sono mescolate con gesti affettuosi e questo rende ancora più smarrito e confuso il piccolo violato. Ma altra cosa, ancora più terribile, è il rapimento di un bambino dalla sua famiglia, dalla sua casa, dal suo mondo. Per farne un qualche commercio.

Cosa ci può essere nella mente di un predatore di bambini ? Io mi chiedo se può essere definita “mente”. Si può ancora chiamare così qualcosa che sia completamente priva anche di una qualsiasi traccia di identificazione e di empatia per un bambino? Le cronache storiche ci parlano di soldati nazisti che mandavano ai forni crematori intere famiglie, bambini compresi, e che intanto allevavano con amorosa cura non solo i loro figli ma anche cani, gatti, canarini. Ma lì tutto era “impersonale”, era un “programma”. E qualche bandito ha preso in ostaggio anche bambini, per coprirsi meglio la fuga. Ma lì era l'imprevisto del caso. Oppure s'è trattato di un disegno politico folle, a seguito di storie terribili di intere comunità, che ha sacrificato alla causa anche i più innocenti. Come accadde nel sequestro della scuola in Ossezia.

Sia chiaro : non giustifico nulla e nessuno di questi atroci esempi. Ma ciò che voglio dire è che bisogna avere in sé qualcosa di più diabolico, di non-umano, per programmare scientificamente il rapimento di un bambino, magari per farne un commercio sessuale.

Quindi non so se esista davvero qualcosa che possa chiamarsi “mente” in chi compie azioni del genere. Di fronte ad una situazione così – immaginando che il colpevole sia catturato e processato – io mi rifiuterei di fare una perizia psichiatrica o psicologica. Chi riesce a rapire un bambino in modo organizzato, e per farne commercio, non è un folle, non è lo psicotico in stato delirante che accoltella qualcuno pensando sia il diavolo. È qualcuno capace di intendere e di volere. Ed ha scelto il male.

Io credo che la psicologia, la criminologia debbano saper fermarsi a quel limite del loro territorio, a quel confine oltre il quale le cose non possono essere spiegate con quel tipo di criteri. Lo so che il “male” non è una categoria scientifica. Appartiene ad altro. Ma quell'altro esiste, che ci piaccia o no. La scienza non spiega tutto e anche la psicologia arriva fino ad un certo punto.

Non sono religioso. Ma stasera cercherò di biascicare per Tommaso una qualche preghiera, qualche pezzo di preghiera che posso ripescare in antichi ricordi.

 

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