Elogio allo stress. Quando lo stress rende vivi
Lo stress ci mette di fronte ad un' esperienza di pre-morte, uno stato che ci ricorda la nostra possibile mortalità. E’ il vortice del nostro scorrere del tempo.
A differenza dell’angoscia, termine che richiama sempre ad uno stato di malessere associato al nulla, lo stress può avere degli effetti positivi e gratificanti sulla salute psicofisica dell’ individuo.
Lo stress, nella sua accezione positiva, indica una risposta psicofisica associata a compiti emotivi e cognitivi, percepiti dall’individuo come eccessivi.
Lo stress, dunque, non è un esperienza coerente, ma è una fase temporanea, una forma di energia per poter più agevolmente raggiungere un obiettivo.
Raramente ci si sente stressati per un periodo di tempo prolungato; una condizione stressante può essere fastidiosamente prevedibile, ma anche piacevole.
In una fase di stress è possibile trovare piacevoli momenti di tranquillità e di grazia, alternati a fasi rabbia e aggressività.
Questo indica sicuramente che quando ci si sente stressati, si è più vulnerabile all’errore, ma inevitabilmente, è possibile confrontarsi con sensazioni di inaspettata bellezza che fanno sentire vivi.
Una totale assenza di stress genera nell’individuo uno stato di malessere e tormento che apre tempo e spazio a qualcosa di indefinito, una paura senza nome che si nutre dell’anima: l’angoscia.
Il nostro profondo desiderio di dramma
Uno dei segnali più concreti dello stress sono le scadenze, soprattutto nei contesti lavorativi.
Queste due condizioni sembrano apparentemente attratte tra di loro, in quanto, non sono solo causate dalla stessa tendenza alla procrastinazione per paura del fallimento, o per pigrizia, ma, piuttosto, tale affinità stress- scadenze nasce da un profondo desiderio di vivere un esperienza drammatica.
Ironia della sorte, tutte le sensazioni più forti, anche le più dolorose, quando vissute intensamente, permettono di sentirsi vivi.
Un lavoro senza stress, renderebbe la vita quotidiana noiosa e priva di senso. Ed è la routine che genera angoscia, oppressione, tormento e inquietudine, poiché è in questi casi che si percepisce di essere inutili e dimenticati da tutti.
Detto ciò, lo stress deve essere gestito. Quando si è sotto stress, non si può tornare indietro, è invece, necessario lottare per adattarsi ad ogni nuova esperienza.
Naturalmente, se la condizione di stress va oltre la linea sottile del panico e della paralisi, gli effetti di tale situazione saranno tutt’altro che positivi.
Se lo stress diventa un “ modus operandi” e si trasforma in ansia competitiva, la stessa esistenza e l'identità le saranno rapidamente trasformate in “malattie angoscianti”.
Quando non si desidera più nulla, quando ci si arrende senza un minimo sforzo, quando non si agisce più per paura di fallire, si comincia ad avere paura del tutto e del nulla.
Rimane così il niente e l’angoscia diventa, così, un tormento quotidiano.
Tratto da Psycology Today
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Addorisio De Feo Ilaria)
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