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Dipendenze da non sostanze o nuove dipendenze

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GLI ADOLESCENTI DEL 2021 e le nuove dipendenze, un insieme di disturbi che implicano un coinvolgimento in un’abitudine persistente, con compromissione dello stato di coscienza, ma che non fanno riferimento all'uso di sostanze psicoattive

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Nuove dipendenze è un termine utilizzato per indicare un insieme di disturbi che implicano un coinvolgimento in un comportamento costante, causa della compromissione dello stato di coscienza, oltre agli aspetti sociali e lavorativi che non fanno riferimento all'uso di sostanze psicoattive.

Internet Addiction Disorder (IAD) è la definizione che fu coniata dal medico Ivan Goldberg nel 1995, nota anche come dipendenza da internet, ed è un disturbo da dipendenza legato ad utilizzo intenso ed ossessivo di internet, dalla navigazione sui social , Social Media Addiction, al gioco online, Internet Gaming Disorder.

Storicamente, ricercatori e medici ritenevano che il concetto di dipendenza fosse strettamente correlato all'uso di sostanze psicoattive. Al momento, la comunità scientifica concorda sul fatto che la dipendenza è un condizione mentale, causata da costanti cambiamenti anche della sua funzione; in generale, la dipendenza patologica dipende dall'abuso di una certa sostanza, oggetto o comportamento.

Quando osserviamo la realtà che ci circonda, spesso ci imbattiamo in alcuni fenomeni che, sebbene siano stati studiati e compresi da molto tempo, non sono ancora del tutto chiari. Le persone possono essere dipendenti da esperienze che possono cambiare i loro stati d'animo e sentimenti pertanto, anche prima di diventare una malattia neurobiologica o un problema sociale, la dipendenza è un fenomeno individuale, che può verificarsi durante lo sviluppo psicologico ed è un fattore evolutivo in risposta ad esigenze specifiche. Questi fattori fanno della dipendenza una precisa costellazione di relazioni oggettuali, ansia e difesa ma lo scopo e la motivazione di questo atteggiamento non sono sempre chiari.

La dipendenza da Internet, come le sostanze psicoattive, il cibo, il sesso o il gioco d'azzardo, il cui scopo principale è cambiare la percezione di se stessi e dell'ambiente circostante, deve essere utilizzata per modificare lo stato generale di coscienza.

Il mondo virtuale è sempre pieno di emozioni, risorse, novità e iniziative ed è molto diverso dalla realtà concreta in cui viviamo ogni giorno che invece è composta di sacrificio, monotonia e ripetizione.

Uno tra gli obiettivi di internet è certamente risolvere problemi quotidiani e giorno per giorno entrare in rete significa navigare in uno spazio virtuale in cui ad esempio si può cercare la soluzione ad un problema, si può entrare in contatto con altri utenti, si possono vedere immagini di paesi lontani, uno spazio che sconnette il soggetto dalla realtà circostante e dalle relazioni interpersonali reali.

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Ogni giorno molti utenti tendono a liberarsi di relazioni interpersonali "faccia a faccia", essenziali per una vita sana e socialmente equilibrata, e prediligono le interazioni virtuali. Questi comportamenti ripetuti portano inevitabilmente alla spersonalizzazione e alla proiezione del sé in spazi non corporei. A tal proposito la comunità scientifica si è chiesta se gli utenti che nascondono la propria personalità dietro ad un monitor lo facciano per sentirsi più protetti e sicuri.

In questa prospettiva, Internet si presenta come un contenitore di emozioni, un luogo neutrale ideale per le pulsioni, la fantasia e un'opportunità per “provare” nuovi comportamenti.
Il suo utilizzo esponenziale, infatti, può causare comportamenti disadattivi o compulsivi in coloro che hanno una relazione anormale con esso e pertanto diventano l'incarnazione del tenace desiderio di sfuggire alla realtà.

Lo scopo fondamentale di chi utilizza in modo 'spropositato' il web è, più o meno coscientemente, quello di cambiare il concetto di sé e dell'ambiente per cercare di superare un disagio insopportabile che non può essere regolato con altri mezzi. Internet assume gradualmente il valore della fuga attraverso una realtà illusoria diventando così un vero "rifugio dei pensieri", isolando il sé dalla realtà ordinaria, sottraendo l'esperienza separata dal luogo della realtà spirituale con comportamenti ripetitivi, rituali e con un'abitudine personale di ritirarsi da una realtà frustrante quando si è intenzionati a liberarsene perché incapaci di gestirla.

Essere spesso connessi, però, non vuol dire avere un problema o una dipendenza da Internet poiché il contesto sociale attuale ci ha abituato (e per certi versi ci obbliga) a poter svolgere comodamente molte mansioni online per cui diviene essenziale comprendere quando si può arrivare a parlare di utilizzo 'sbagliato' o addirittura patologico.

La diffusione mondiale dei Social Network e la loro assoluta pervasività nei nostri comportamenti quotidiani ha portato al fiorire di centinaia di studi sull’internet dipendenza associata al loro eccessivo utilizzo e alla formulazione di ipotesi preliminari di correlazione possibile. In uno studio condotto su circa 200 adolescenti è emerso che all'aumento dell'ansia sociale aumenterebbe l'utilizzo di Internet, dimostrando che gli adolescenti presi in esame avrebbero delle difficoltà con le relazioni off-line, anche se questo non sarebbe un predittore di dipendenza da Social e Web.

Un altro studio condotto su un campione composto da 760 adolescenti, metà maschi e metà femmine, ha indagato quattro tratti quali personalità, attaccamento parentale, alienazione dei coetanei e competenza interpersonale in relazione all'utilizzo problematico di Facebook, ed è emerso che esiste un'associazione tra un uso più problematico di Facebook e una mancanza di competenze interpersonali 'faccia a faccia', in termini di capacità di fornire supporto emotivo e di gestire i conflitti; gli adolescenti con un uso più problematico di Facebook hanno riportato una maggiore alienazione nei confronti dei coetanei, livelli più bassi di stabilità emotiva e livelli più bassi di apertura alle esperienze interpersonali.

Un ulteriore studio, il cui campione comprendeva 23.532 partecipanti, di cui 8234 uomini (35%) e 15.298 donne (65%) con età variabile dai 16 agli 88 anni, il cui scopo principale era di indagare le differenze demografiche, di personalità e individuali associate all'uso dipendente dei Social Media, e che in base al numero di partecipanti rappresenta uno dei più grandi sondaggi condotti su questo argomento, ha mostrato che i risultati sono ampiamente coerenti al loro interno e asseriscono che l'età, il sesso, lo stato di relazione, il narcisismo, così come l'autostima hanno contribuito in modo significativo all'uso dipendente dei Social Media.
Inoltre è stato rilevato che la bassa autostima ha avuto un effetto maggiore sull'uso dei Social Network (SN) nel favorire la dipendenza, seguita dall'essere donna, dal narcisismo e dalla giovane età.

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Alcuni studi inoltre, hanno dimostrato che i maschi e le femmine differiscono nel modo in cui si muovono nell'ambiente online in termini di attività, scelte e delle loro conseguenze. Per ciò che riguarda le indagini sull'utilizzo dei Social Network, le emozioni come tristezza e preoccupazione emergono in maggioranza nel genere femminile in studi che correlano gli stati emotivi negativi con la dipendenza da Internet, il che suggerisce che l'interazione con i SN può avere un effetto di contenimento dei sentimenti avversi, oltre che di “vetrina” per il soddisfacimento di bisogni come l'autoaffermazione, l'appartenenza e l'esplorazione dell'identità, su campioni di adolescenti.

Per concludere, il DSM-5 mette in evidenza che il fenomeno della dipendenza da gioco in internet è abbastanza conosciuto, ma altri tipi di dipendenza online come lo shopping, la pornografia o la navigazione in generale è emerso che hanno una correlazione più significativa con l'uso problematico o di dipendenza da internet rispetto al gioco.

Questi risultati contribuiscono alla limitata conoscenza delle attività di Internet Dipendenza e possono contribuire alla classificazione diagnostica dell'uso problematico di Internet come disturbo multiforme.

 

Bibliografia:

  1. Anna Carlotta Rusconi, Giuseppe Valeriani, Cristiano Carlone, Pasquale Raimondo, Adele Quartini, Maria Antonietta Coccanari de' Fornari, Massimo Biondi. Internet addiction disorder e social network: analisi statistica di correlazione e studio dell’associazione con l’ansia da interazione sociale. Rivista di Psichiatria, 2015. DOI: 10.1708/1178.13056.
  2. Cecilie Schou Andreassen, Ståle Pallesen, Mark D. Griffiths. The relationship between addictive use of social media, narcissism, and self-esteem: Findings from a large national survey. Addictive Behaviors 64, 2017. DOI: 10.1016/2016.03.006.
  3. Raquel Assunçao, Paula M. Matos. Adolescents' profiles of problematic Facebook use and associations with developmental variables. Computers in Human Behavior 75, 2017. DOI: 10.1016/2017.05.034.
  4. Konstantinos Ioannidis, Matthias S. Treder, Samuel R. Chamberlain, Franz Kiraly, Sarah A. Redden, Dan J. Stein, Christine Lochner, Jon E. Grant. Problematic internet use as an age-related multifaceted problem: Evidence from a two-site survey. Computers in Human Behavior 81, 2018. DOI: 10.1016/2018.02.017.

 

(articolo a cura della dott.ssa Assunta Giuliano)

 

 


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Tags: adolescenti internet dipendenze da gioco social network

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