Paranoia
La paranoia è una psicosi caratterizzata dallo sviluppo di un delirio cronico (di grandezza, di persecuzione, di gelosia, ecc.), lucido, sistematizzato, dotato di una propria logica interna, non associato ad allucinazioni e senza il deterioramento delle funzioni psichiche al di fuori dell’attività delirante.
Lo spettro dei suoi fenomeni va dalla personalità paranoica, a quella reattiva (sociale, ambientale, traumatica e da separazione), alla possibile ciclicità, tra fasi di rilancio e fasi depressive, fino a sviluppare in alcuni casi un’ideazione delirante cronica con contenuti verosimili.
Il termine, che deriva dal greco παράνοια, ovvero "follia, insensatezza", è stato usato con diverse sfumature di significato. Dopo decenni di discussioni e di studi, riguardanti essenzialmente la possibilità di inquadrare la paranoia come sottotipo della schizofrenia, o di ritenerla una malattia a sé, oppure di considerarla come tratto o stile che compare su uno spettro che va dal normale al patologico, la definizione attuale, cioè quella data nel DSM-IV (Diagnostic and statistical manual of mental Disorders) dell'American Psychiatric Association, torna a essere molto simile a quella formulata da E. Kraepelin (1915): "la caratteristica essenziale della paranoia è data dallo sviluppo insidioso di un sistema delirante, permanente e incrollabile, accompagnato dalla preservazione di un pensiero chiaro (cioè non confuso) e ordinato (cioè non dissociato). Le emozioni e il comportamento sono adeguati al sistema delirante. Spesso il soggetto si considera dotato di capacità uniche e superiori.
Frequente è il delirio cronico di gelosia. Ad oggi, questa terminologia è stata sostituita dal concetto, più generale, di disturbo delirante. Quando non si presenta in questa forma, nel suo senso vero e proprio, prevede l’assenza di deliri bizzarri ed il comportamento della persona non risulta particolarmente bizzarro o stravagante, rendendone, così, difficili l’individuazione e la diagnosi.
Una condizione di paranoia può, però, manifestarsi non solo come sottotipo persecutorio del disturbo delirante, ma anche a seguito di altre condizioni, tra le quali troviamo:
- L’assunzione di sostanze stimolanti, quali cocaina e anfetamine;
- La schizofrenia, che spesso presenta manifestazioni di bizzarria ed allucinazioni uditive o visive, viceversa assenti nel disturbo delirante;
- In concomitanza di Disturbi dell’Umore (in questo caso con manifestazioni psicotiche);
- Nel Disturbo Paranoide di Personalità, in cui le ideazioni paranoidi non sono altrettanto nette e persistenti.
Nel linguaggio quotidiano, il termine paranoia è usato, spesso, per definire condizioni, non prettamente patologiche, in cui una persona si ritiene vittima di persecuzioni o, ancora, per connotare persone più semplicemente caratterizzate da ansia ed apprensione.
E’ importante sottolineare che i sintomi del delirio (interpretazioni, illusioni, percezioni deliranti, attività allucinatorie, fabulazioni, intuizioni) sono tutti riconducibili ad una patologia della 'convinzione', che si manifesta, in questo caso, con le idee di essere spiati, pedinati, essere vittime di complotti, attentati o avvelenamenti. Quindi, la paranoia comporta una tendenza a non fidarsi dell’altro, percepito come mal intenzionato nei propri confronti, ad averne paura, ad essere sospettosi e guardinghi.
Queste persone, infatti, non si confidano e non entrano facilmente in intimità con gli altri, poiché temono che le informazioni rivelate possano essere utilizzate contro di loro, interpretano gli errori delle persone come un imbroglio nei loro confronti (una battuta scherzosa diventa un attacco, un complimento diventa un modo elegante di esprimere una critica, un’offerta d’aiuto, anche se ricevuta da una persona cara, si trasforma in una dichiarazione di incapacità), controllano i propri partner per evitare di essere traditi, mettendone continuamente in dubbio le azioni e le intenzioni. Ma, allo stesso tempo, la credenza, per la quale tutti ce l’avrebbero con loro, sottende a quella di essere persone sempre al centro dei pensieri di tutti, sentimento che li spinge, a volte, a mostrare le loro fantasie grandiose ed irrealistiche e ad essere per questo percepiti come fanatici, narcisisti e vanitosi.
Un intervento terapeutico per questo disturbo andrebbe diretto in due sensi:
- Farmacologico, per limitare il procedere della malattia e dei sintomi deliranti. I farmaci di uso comune in queste situazioni sono i neurolettici, che, però, hanno il limite di diminuire i propri effetti nel tempo, particolare molto importante quando si ha a che fare con terapie croniche.
- Psicoterapia, per salvare quanto ci sia di sano in questi pazienti.
Bibliografia:
- American psychiatric association, Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-IV), Washington, APA Press, 1994 (trad. it. Milano, Masson).
- Enciclopedia Treccani.
- Kraepelin E., Psychiatrie, Leipzig, Barthes, 1915.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
- WHO, Lessico dei termini psichiatrici e di salute mentale, Centro Scientifico Editore.
(Dottoressa Alice Fusella)
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