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Ho chiaramente bisogno di aiuto (1451962735868)

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le risposte dellespertoGiada, 18

 

D


Salve.. So che probabilmente questa sarà una delle richieste a cui non risponderete, ma già ammetterlo scrivendolo è un aiuto..

Sono una ragazza di diciotto anni, fin da quando ne ho memoria soffro di depressione.

Il mio primo attacco di panico risale a dieci anni fa, quella volta la mia fissa era la morte. Non avevo alcuna intenzione di morire, ed anche se la mia vita si prospettava molto lunga, sentivo di stare sprecando il mio tempo.

Poi dagli otto anni in poi, la mia vita è stata bene o male normale, quello sembrava semplicemente un episodio isolato, ma dentro di me sentivo che qualcosa non andava.

Compiuti i tredici anni, iniziai a tagliarmi. Non erano tagli gravi o profondi, non volevo togliermi la vita o cose del genere.

Amavo solo il dolore. Amavo ciò che comportava. Mi sentivo viva. Poi quando finivo di farlo entravo in una specie di trance, come se fossi fatta. Mi piaceva attenuare un po' tutti i rumori e le emozioni, mi sembrava di riuscire a pensare più lucidamente. Continuavo a litigare con mia madre, mia sorella e il compagno di mia madre. (Mio padre se ne andò quando avevo due anni, ricomparse quando ne avevo nove e per un po' ci frequentammo, ma con il tempo ci perdemmo nuovamente di vista, più o meno dai quattordici a poco dopo che feci i diciotto non abbiamo avuto contatti, ora li abbiamo, ma solo perchè ho imparato a non aspettarmi nulla da lui).

Comunque, tornando a noi, mi piaceva litigare con loro. Mi piaceva il fatto che per un breve lasso di tempo mi odiassero. Mi piaceva che mi definivano pazza. Mi piaceva il dolore emotivo che si creava ad ogni litigata.

Poi, mia madre divorziò dal suo nuovo marito nonchè padre dei mei fratelli. Mi sentii tremendamente in colpa, anche se lei continuava a dire che non era colpa mia, ma lo ripeteva talmente spesso che era ovvio che fosse colpa mia.

Continuai a tagliarmi fino a un anno fa circa. L'ultimo mio taglio risale a qualche giorno dopo che compii i diciassette anni. Mia madre riguardo ai tagli mi faceva mille domande e mille storie: è colpa mia? Non ti faccio stare bene? Hai dei problemi?

Ma non era colpa sua. Io pensavo di stare bene, solo che avevo bisogno di quel dolore per ricordarmi che ero viva. Mi sono rimaste delle brutte cicatrici, ma ogni tanto le guardo sorridendo, perchè penso che poche persone abbiano il coraggio di fare quello che facevo io. Da quando ho smesso di tagliarmi soffro spesso di attacchi di panico. Si presentano così dal nulla. Eppure non ho problemi esterni, la mia vita non fa schifo.

Secondo me il mio cervello è difettoso o qualcosa del genere. Oltre agli attacchi di panico molte volte inizio ad agitarmi perchè son convinta di avere chissà quale malattia mortale, e ho paura di morire. Non so che cavolo ho che non va.

Sono felice, ma non lo sono davvero. Sono eccitata, ma allo stesso tempo non mi interessa, solo il dolore mi sembra vero. Solo il dolore,prima anche fisico, ora solo emotivo mi fa sentire viva e vera. Mi sembra di avere due persone dentro di me, una che vuole vivere in santa pace, e l'altra che non riesce a vivere senza drammi e dolore.

Andando avanti così non so che fine farò. Sto peggiorando, e non mi sento di parlarne con nessuno, perchè anche le persone che amo più al mondo, sono troppo occupate in altro per vedere che sto male. E non mi interessa cosa avrebbero da dire o consigliare, perchè l'essere umano è di natura egoista, e se un problema non lo riguarda personalmente è raro che se ne interessi.

Voglio solo stare bene con me stessa. Vi prego, cercate almeno di darmi una mano.

 


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R


Ciao Giada, ho letto con molta attenzione la tua lettera.

Parli di tanti sintomi e stati differenti, come ad esempio depressione ed attacco di panico. Chi ti ha fatto queste diagnosi? Da ciò che scrivi si evince chiaramente,  che non ne hai mai parlato con nessuno e che nessuno specialista ti ha mai vista per queste tue difficoltà. Ti sei fatta un'autodiagnosi?  Spesso ciò che leggiamo da soli su internet è fuorviante e confonde più che chiarire.

La tua storia familiare sembra complessa, dolorosa e turbolenta. Certamente i problemi coniugali di tua madre non sono causati da te,ma dal suo rapporto con il compagno e basta.
Il problema che più chiaramente emerge dalle tue parole è che tu soffri di una forma di autolesionismo ormai strutturata da anni.

L'autolesionismo ha di solito esordio in adolescenza. Non esiste una spiegazione unica che spieghi questo tipo di comportamento.
A volte ci si taglia per controllare e interrompere un dolore mentale troppo forte, un’angoscia troppo intensa e insostenibile. Meglio soffrire nel corpo che emotivamente; il dolore fisico prende il posto di quello mentale. Le ferite inflitte al corpo sono un mezzo estremo con cui lottare contro la sofferenza psicologica.
Per altri ragazzi è un modo di sentirsi vivi. Per altri ancora l'insieme di entrambe queste due cose.

Tagliarsi dà l’illusione di un sollievo, a volte anche di euforia (ecco il tuo pensare di essere pazza ed il tuo sentirsi meglio dopo averlo fatto), come se dai tagli fuoriuscissero le emozioni che non si riescono a tollerare dentro di sé,  come la disperazione, la tristezza, il sentirsi rifiutati, la solitudine e soprattutto la rabbia verso qualcun altro, da cui si sente di dipendere e che si teme si allontani.
È una rabbia che diventa odio contro se stessi e la propria incapacità nel gestire una data situazione.

Questo comportamento auto lesivo, tagliarsi nel tuo caso, permette, in assenza di strategie più strutturate e meno primitive, di ristabilire un equilibrio, di ricollocarsi nella propria vita.
Le cicatrici lasciate da questi gesti racchiudono una profonda sofferenza, per la quale la persona non ha trovato ancora le parole.
Il corpo allora diventa il nostro terreno di battaglia. Un luogo dove spostare ed esprimere il nostro disagio e dolore. Tagliandosi si cerca una via d'uscita a situazioni che spesso ci fanno sentire impotenti. In questo modo si ha l'illusione di affermare se stessi e di poter finalmente esercitare il controllo su qualcosa.

Questo è stato ed è il tuo modo di chiedere aiuto. Un aiuto che non è mai arrivato. Dalle tue parole è chiaro che hai perso la fiducia negli altri (infatti pensi che nessuno ti risponderà). Mi dispiace che tu ti senta così.

Ti invito caldamente, per il tuo benessere e la tua felicità futura, di trovare il coraggio per chiedere aiuto ad un professionista che ti possa aiutare veramente. Anche dai labirinti più tortuosi si può uscire.

(a cura della Dottoressa Alessandra Carini)


Pubblicato in data 20/01/2016



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Tags: dolore aiuto autolesionismo tagliarsi sofferenza psicologica

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