La violenza e la follia
I recenti episodi di omicidio, femminicidio, infanticidio e altro a cui stiamo assistendo sempre più spesso, lasciano l’opinione pubblica sconvolta e incredula. Spesso questi atti, compiuti da uomini e donne in apparenza normali, vengono catalogati come frutto della follia, del raptus, di una condizione di scarsa salute mentale da parte dell’omicida. In realtà nella maggioranza dei casi si tratta di gesti compiuti da individui che covano ed esprimono odio, malvagità, crudeltà, cattiveria. Tutto questo non ha nulla a che vedere con la malattia mentale. È bene fare chiarezza su questo punto non solo perché chiamando in causa la follia, come spesso capita nell’immaginario collettivo, l’imputato gode in sede di giudizio di attenuanti e quindi la pena automaticamente viene ridotta, ma perché è importante dare il giusto nome a azioni che con i disturbi mentali hanno quasi nulla in comune. Solo una percentuale inferiore al 4% degli omicidi è imputabile a persone riconosciute incapaci di intendere e volere, per il resto si tratta di soggetti dotati di grande aggressività e violenza.
È opinione comune e diffusa che le persone con malattie mentali siano pericolose e imprevedibili, opinione spesso innescata da come i media trattano alcune notizie di cronaca, nonostante le statistiche non rilevino correlazioni tra malattie mentali e violenza.
Tratto da www.corriere.it - Prosegui nella lettura dell'articolo