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Essere intrappolati in un corpo che minaccia

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Il Rosen Method Bodywrok ha l'obiettivo di aiutare i soggetti che sono stati esposti al trauma ad integrare l'esperienza corporea annessa a quella emotiva e mentale, mentre vengono identificati i pattern inconsci dei sentimenti, comportamenti e tensione muscolare.

corpo minaccia traumaIl concetto di trauma è sempre più presente nel panorama scientifico della psicologia in quanto aspetto poliedrico e complesso, e le cui sfaccettature richiedono spesso assunzioni di prospettive differenti tra di loro.

Con questo termine si vuole indicare una condizione in cui si viene o ci si sente sopraffatti da eventi minacciosi e caotici sui cui non si ha nessun controllo.

Un trauma esterno al corpo, come un’infezione, il continuo stress da lavoro, l’esposizione ad una tossina ambientale o la guerra, crea una reazione nel corpo come comportamenti lotta-fuga, alterazioni della funzione intestinale, del cortisolo e altri ormoni che alterano il metabolismo, la risposta del sistema immunitario e via dicendo.

Il corpo tenterà di reagire in uno di questi modi, promuovendo una risposta di sopravvivenza, primitiva ed essenziale, fintanto che percepisce la minaccia.

Il problema che può derivarne è che potremmo non essere consapevoli del fatto che le nostre risposte corporee possano perdurare anche quando la minaccia è scomparsa. Questo avviene perché la minaccia attira la nostra attenzione verso di essa allontanandola dal corpo.

In una situazione di sopravvivenza, si può anche non notare il dolore e la fatica per lo sforzo, fino a quando non si raggiunge una relativa sicurezza. Le reti neurali dell’amigdala e la relativa percezione di paura creano uno stato di vigilanza che perdura ben oltre l’evento traumatico attuale.

Per un lungo periodo di tempo la minaccia, oltre a provenire dalle sorgenti esterne, può anche iniziare a provenire dall’interno del corpo, determinando l’insorgenza di dolore cronico e malattie.

Le persone con dolore cronico muscolo-scheletrico, fibromialgia, emicrania, asma e malattie cardiovascolari, per esempio, hanno maggiori probabilità di avere una storia di traumi psicosociali rispetto alle persone senza questi disturbi.

Essi sono, in un senso reale, come intrappolati in un corpo che li minaccia.

Se questo deterioramento dello stato corporeo non viene trattato, può determinare l’insorgenza di un disturbo da stress post-traumatico, caratterizzato da una persistente ed elevata eccitazione (iperarousal), flashback inerenti le situazioni traumatiche vissute, perdita di memoria per alcune parti dell’evento, mancanza di capacità di concentrazione, e compromissione del funzionamento sociale.

Si noti, tuttavia, che questi criteri diagnostici sono soprattutto di tipo psicologico. Nulla è accennato rispetto al corpo: il dolore cronico, la tensione muscolare, limitazioni di movimento, esplosioni di energia seguiti da svogliatezza, per non parlare delle conseguenti malattie delle vie cellulari neuromuscolari, digestive, cardiovascolari, ormonali e del sistema immunitario.

Tutte le forme di psicoterapia per il trauma, coinvolgono il ri-vivere i ricordi traumatici nel contesto di un ambiente terapeutico sicuro e di supporto.

I pazienti in psicoterapia imparano così a raggiungere un senso di controllo sull’eccitazione e la sensazione di essere sopraffatti da quei ricordi che utilizzano varie strategie psicologiche tra cui la condivisione emotiva, ristrutturazione cognitiva, e training per imparare a gestire lo stress e la rabbia.

Negli esperimenti in cui gli individui sono autorizzati a prendere coscienza di uno stimolo fobico (i soggetti hanno il tempo di considerare come potrebbero rispondere), la corteccia prefrontale ventromediale (VMPFC, senso corporeo) diviene attiva mentre l’attività dell’amigdala (senso di paura immediata) tende a diminuire.

Questo suggerisce che la psicoterapia ha effetti sia sul corpo che sul cervello. Se la psicoterapia può influenzare il corpo, è probabile che un addestramento sull’ “incorporazione esplicita del senso corporeo” all’interno del trattamento potrebbe risultare efficace.

Molti psicoterapeuti hanno infatti iniziato a fare questo; tra i metodi impiegati vi sono tecniche di rilassamento e meditazione, le quali accedono al sistema nervoso parasimpatico come antidoto al continuo stato eccitatorio del sistema nervoso simpatico che lascia il corpo impoverito delle sue risorse metaboliche.

La psicoterapia sensomotoria, la psicoterapia somatica e le esperienze somatiche, consentono di incorporare direttamente nella sfera della consapevolezza le sensazioni corporee, tra cui la respirazione, la tensione muscolare, la postura, e gli schemi di movimento abituali.

Alcuni sopravvissuti al trauma, tuttavia, possono non rispondere alle psicoterapie tradizionali o fondate su un approccio somatico. Possono infatti necessitare maggiormente di un approccio centrato sul corpo.

Il Dottor Alan Fogel, professore di psicologia presso l’Università dello Utah, utilizza con i suoi pazienti il Rosen Method Bodywork (RMB).

Questo metodo, descritto come “psico-somatico” ha l’obiettivo di aiutare i soggetti ad integrare l’esperienza corporea annessa a quella emotiva e mentale, mentre vengono identificati i pattern inconsci della tensione muscolare, sentimenti e comportamenti.

Il terapeuta che utilizza tale metodo cerca di aumentare la consapevolezza del senso corporeo, rimanendo nel momento presente con i sentimenti e le sensazioni legate al trauma e le sue memorie, e per distinguere una consapevolezza concettuale delle aspettative e dei giudizi da una consapevolezza corporea del senso di sé.

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I professionisti che utilizzano tale tecnica non fanno altro che sottolineare come la persona sia concentrata sui propri pensieri piuttosto che sulle proprie sensazioni. L’obiettivo è quello di aumentare ed educare il senso corporeo.

Il Dottor Fogel racconta di aver lavorato con un uomo che presentava un dolore cronico al collo e alla spalla successivamente ad un incidente automobilistico avvenuto 20 anni prima. Si era già sottoposto a massaggi, meditazione, antidolorifici, terapia fisica e scansioni interminabili con diagnosi mediche negative.

Egli era afflitto dal proprio dolore e tormentato dalla domanda sul perché quel dolore continuava a persistere nonostante il suo corpo fosse “apparentemente” guarito.

Dopo i primi 15 minuti della seduta, il Dottor Fogel iniziò a toccare le aree colpite, e osservò un rilassamento muscolare nonché una respirazione più calma e profonda, tutti indici di una risposta parasimpatica.

Era quasi come se il suo corpo necessitasse di quel tipo di tocco; il paziente era sbalordito di provare quel tipo di sollievo, ma non appena iniziò a parlare dell’incidente i muscoli si fecero nuovamente tesi.

Il Dottor Fogel iniziò quindi a ri-toccare la spalla e il corpo per far tornare quel senso di rilassamento che andava però scomparendo non appena smetteva di toccarlo.

Attraverso sessioni in cui si operava una ripetizione dello spostamento tra il sentimento ed il pensiero, pian piano, il paziente è divenuto più consapevole di tale spostamento, imparando a controllarlo e a “fissarsi” sulle sue sensazioni corporee per periodo più lunghi, e iniziando a sperimentare tale controllo anche per brevi periodi al di fuori delle sessioni terapeutiche.

Man mano che la relazione terapeutica andava intensificandosi, e aumentava così la fiducia del paziente nel terapeuta, si iniziarono ad esplorare i ricordi traumatici.

Questo, come in psicoterapia, viene fatto lentamente e con una particolare attenzione per rivivere le esperienze sensoriali ed emotive.

La differenza, in questo caso, è che attraverso il tocco sia il cliente che il professionista può venire a conoscenza di quanto il corpo si sente minacciato dai ricordi o quanto si rilassa nel momento in cui viene acquisita una certa consapevolezza rispetto a esso.

Dopo diversi mesi di trattamento venne fuori un momento cruciale in cui, nel ri-vivere l’esperienza in auto sulla strada scivolosa, il paziente avvertì che avrebbe potuto fare qualcosa di diverso; forse avrebbe potuto evitare in qualche modo di essere colpito, ma ciò lo indusse anche a pensare di non poter essere padrone del proprio destino.

Tutto il dolore, tutta l’impotenza, la paura e la tensione del corpo erano finalmente riemersi ed era in grado di sentirli nel proprio corpo.

Indubbiamente il ri-vivere tali sensazioni necessitava di ulteriori sessioni di trattamento, al fine di lavorare su questi sentimenti e ri-costruire un senso corporeo più funzionale, che gli avrebbe permesso così di acquisire una nuova capacità di auto-regolarsi.

L’utilizzo di tale metodo è stato anche analizzato all’interno di diversi studi; negli Stati Uniti è stata condotta una ricerca avente come campione 34 coppie sposate con età compresa tra i 20 e i 39 anni. La metà di queste coppie furono addestrate a utilizzare il Metodo Rosen per 15 minuti al giorno.

Rispetto ad un gruppo di controllo su cui fu invece utilizzato un intervengo di tipo comportamentale, il gruppo Rosen presentava un aumento dei livelli di ossitocina e una diminuzione degli ormoni dello stress sia negli uomini che nelle donne, nonché una riduzione della pressione sanguigna.

Su un altro campione di 53 pazienti svedesi in trattamento con il metodo Rosen, 48 di essi descrissero una migliore salute fisica, una maggiore consapevolezza del corpo, una riduzione dei sintomi depressivi, ansiosi e stressanti, maggior supporto per la crescita personale e una migliore capacità di prendere decisioni positive per la propria vita.

Certamente non è facile immergersi nelle vie “oscure” del senso corporeo; i comportamenti emotivi che subentrano successivamente ad un trauma non favoriscono un rilascio di tali sentimenti. Secondo il Dottor Fogel, essi sono bloccati nelle strutture cellulari neuromotorie come risposta all’evento.

Questo processo terapeutico comporta quindi un riconoscimento della presenza di tali sensazioni nel corpo che diviene man mano più tollerabile, e quindi in grado di essere indirizzato verso una riorganizzazione di Sé.

Questo può verificarsi solo se si acquisisce consapevolezza circa il fatto che affianco al dolore vi è il sollievo, accanto alla disperazione vi è la speranza, accanto l’impotenza il barlume di un sé più completo.

A prescindere dall’indirizzo psicoterapeutico, solo nel momento in cui si avverte la possibilità di una modalità nuova e amorevole che si dispiega attraverso la sicurezza e il sostegno nell’incontro terapeutico, si può dar vita ad un trattamento di successo nel contesto del trauma.

Arrivare al punto di essere in grado di sentire in maniera diretta l’esperienza corporea, senza mediare il pensiero, consente, in questo caso, di attivare le funzioni di rilassamento e di “restauro naturale” del corpo.

Molto probabilmente non saremo mai in grado di lasciar andare definitivamente quei momenti di paura; possiamo, tuttavia, imparare a lasciare andare le aspettative e i giudizi che avevamo di noi stessi, sostituirli mediante l’accettazione di chi siamo e come siamo arrivati ad essere.

Secondo il Dottor Fogel solo recuperando il senso corporeo si potrà procedere verso un rinnovo totale del proprio Sé.

Tratto da PsychologyToday

 

(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)

 

 


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Tags: psicologia dolore trauma minaccia mente-corpo

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