Inconscio
Nella sua accezione generica, indica tutte quelle attività della mente inaccessibili alla soglia della consapevolezza
Il termine inconscio (dal latino in- conscius, non consapevole), nella sua accezione generica, indica tutte quelle attività della mente inaccessibili alla soglia della consapevolezza e, pertanto, non soggette al controllo della ragione e della volontà dell’individuo.
Nell’ambito della psicologia è possibile distinguere due accezioni del termine differenti tra di loro:
• Nella prima accezione, l’inconscio viene identificato come una forma di intelligenza irrazionale, nascosta, dotata di proprie simbologie e regole processuali differenti rispetto alla consapevolezza. Tale accezione prende il nome di inconscio psicodinamico.
• Nella seconda accezione, l’inconscio è inteso come quella parte del funzionamento mentale o non consapevole (memoria a breve termine, meccanismi subliminali, risposte automatiche). Esso rappresenta una modalità di immagazzinamento delle esperienze nella memoria a lungo termine, riferito a forme di conoscenza implicita, non soggette all’ elaborazione verbale. Tale accezione prende il nome di inconscio cognitivo.
Nonostante l’inconscio rappresenta una delle nozioni cardini della psicoanalisi, già in epoche precedenti alcuni filosofi come Aristotele e Leibiniz hanno riconosciuto la presenza di una “realtà altra”, diversa da quella consapevole. Tale realtà era costituita da piccole percezioni “perceptions insensibles” alla base di ogni azione umana consapevole.
Nell’ambito Psicoanalitico, il termine venne introdotto per la prima volta da Sigmund Freud, il quale elabora un metodo scientifico con il quale l’inconscio e il comportamento umano possono essere studiati e analizzati.
Nell’elaborazione Freudiana l’inconscio assume due significati peculiari e viene definito:
1) inconscio descrittivo : Insieme di processi, contenuti ed impulsi che non affiorano alla coscienza del soggetto e che pertanto non sono controllabili razionalmente.
L’inconscio basa la propria natura su desideri repressi, confinati in una “zona” inaccessibile.
Tali contenuti rimossi, attraverso l’azione di censura, possono poi “riemergere” a livello cosciente con eventi onirici, lapsus, falsi ricordi o con manifestazioni sintomatiche di un disagio psichico.
In particolare,Freud riteneva che il sogno fosse una manifestazione psichica, mirata alla realizzazione di un desiderio pulsionale non realizzato nella realtà, attinente, appunto, da propri contenuti latenti dall'inconscio.
2) inconscio topico: L’inconscio è uno dei tre sistemi psichici descritti da Freud: Conscio, Preconscio, Inconscio.
Tali elementi, secondo l’autore vanno a costituire la prima topica. Esse sono tre zone distinte in cui diverse forze agiscono e operano dentro e fuori di noi, contribuendo alla formazione della nostra vita psichica.
Nella teoria topica, l’inconscio assume caratteristiche peculiari di funzionamento; esso si caratterizza o come la zona più libera della mente, ove i pensieri non conoscono né vincoli né censure.
L’inconscio rifiuta i principi logici tanto da essere estraneo al tempo e alla realtà stessa.Tali contenuti sono soggetti al Principio di piacere e si caratterizzano per il criterio di inaccessibilità.
Successivamente, Carl Gustav Jung, allievo di Freud, cerca di superare l’assunto Freudiano distinguendo l’inconscio personale (formato dalle esperienze e dai vissuti personali del singolo individuo costruiti durante la sua crescita), dall’inconscio collettivo (costrutti e contenuti innati, che ogni individuo possiede al suo interno sin dalla nascita).
L’inconscio collettivo è per Jung una “regione atemporale, un “territorio psichico primordiale” nel quale hanno origine le idee vere o Archetipi (forme e simboli universali che si manifestano fin dai tempi in tutte le culture e in ogni mente umana, tali contenuti sono innati e universali)
In esso sarebbero depositate tracce mnestiche di esperienze dei nostri antenati: immagini, simboli, paure, forme di elaborazione del pensiero, che sono già presenti e che possono determinare fenomeni e dirigere i nostri istinti.
Jung, a differenza di Freud, attribuisce all’inconscio un valore positivo e creativo, essendo quella parte della psiche da cui la specie umanatrae i fondamenti essenziali della propria vita sociale e culturale.
L’inconscio collettivo è infatti il luogo della creatività, dell’immaginazione.
L'espressione “inconscio cognitivo” diventa di dominio pubblico nel 1987, quando studi, condotti su soggetti con deficit neurologici, rilevarono l'esistenza di una stretta correlazione tra inconscio cognitivo e strutture corticali e sottocorticali del cervello.
Esistono, dunque, sistemi cerebrali che permettono di apprendere in maniera automatica e di creare tracce mestiche non coscienti, le quali influenzano in modo quasi automatico e inconsapevole i pensieri ed i comportamenti dell'uomo.
Le diverse scoperte cognitive rilevano che:
- ogni comportamento dell’individuo finalizzato all’azione è preceduto da attività cerebrale inconscia;
- il sistema limbico, connesso all’elaborazione dell’informazione emotivamente significativa, opera inconsciamente rispetto a meccanismi e a sistemi deputati alla rappresentazione cosciente;
- Con la scoperta della memoria implicita si è favorita l’ipotesi che le esperienze emozionali e affettive traumatiche vengano depositate dal soggetto in questa forma di memoria; tali contenuti non sono rimossi e possono riaffiorare alla mente nei sogni o in particolari situazioni in cui alcune sensazioni richiamano alla mente l’evento.
Per Approfondimenti
- www.alessandrogrussu.it
- www.ioarte.org
- www.inconscio.net
- /www.neuroscienze.net
- ww.wikipedia.org
- www.clinicadellatimidezza.it
- www.wiktionary.org
- Dizionario di Scienze Psicologiche, Ed. Simone
(A cura della Dottoressa Addorisio De Feo Ilaria)
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Tags: realtà impulsi archetipi ragione, regola, inconscio psicodinamico lapsus, censura