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Mantenere il benessere col potere della mente: il biofeedback

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biofeedbackIl biofeedback (in inglese "informazione biologica di ritorno") è stato ideato negli Stati Uniti alla fine degli anni Sessanta.

Il metodo parte dal presupposto che ogni individuo abbia il potere psichico di controllare e mutare, entro certi limiti, i propri fenomeni vitali e di conseguenza i propri stati patologici, se sottoposto a uno specifico addestramento, come avviene in Oriente nel caso dei mistici e ricercatori spirituali dediti allo yoga e alla meditazione, i quali riescono ad alterare la frequenza dei battiti del cuore, la profondità del respiro o la sensibilità al dolore.

Di norma le persone non hanno coscienza di molte funzioni somatiche, come il grado di rilassamento muscolare, il battito cardiaco, la pressione del sangue o la secrezione gastrica, svolte dall'organismo in modo automatico e involontario.

Il biofeedback o, meglio, biofeedback training è una tecnica in grado di potenziare la capacità di apprendere ad autocontrollare volontariamente determinate funzioni fisiologiche, sfruttandole a scopo terapeutico.

Attraverso l’uso di un’apparecchiatura elettronica, possiamo imparare a rilassarci e a regolare le funzioni biologiche del nostro organismo che di solito non sono sotto il controllo volontario.

La terapia viene programmata in base ai problemi del paziente, esaminati durante un colloquio preliminare; dopo una serie di due o tre sedute iniziali di semplice monitoraggio della funzione da portare sotto il controllo volontario, inizia l'autentico training di biofeedback, che richiede una ventina di sedute di un'ora, due o tre volte la settimana.

Il biofedback training funziona in questo modo: tramite dei sensori applicati in diverse parti del corpo, l’apparecchiatura elettronica rileva l’andamento della funzione corporea che si intende modificare (ad es. la frequenza cardiaca), elabora tale dato e lo trasforma in un segnale visivo o acustico.

L’intensità di tale segnale è direttamente proporzionale all’intensità dell’andamento della funzione considerata (nel caso della frequenza cardiaca potremo avere un suono che diventa più forte all’aumentare del numero di battiti al minuto e più debole al suo diminuire). In tal modo la persona raggiunge due obiettivi fondamentali: diviene consapevole dell’andamento di quella determinata funzione e soprattutto impara a controllarla volontariamente, grazie al potere della propria mente.

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Ovviamente, una volta appresa la tecnica non ci sarà più bisogno di alcun tipo di apparecchiatura e potremo applicarla ovunque, senza più bisogno di alcun aiuto esterno.

Il procedimento si basa fondamentalmente sul principio del condizionamento operante: se una nostra azione avrà successo, sarà ‘rinforzata’, aumenteranno quindi le probabilità di metterla in atto in un momento successivo. In questo caso il successo o meno dei nostri tentativi di modificare le nostre funzioni corporee ci viene comunicato dal modificarsi dell’intensità del segnale, quindi sapremo immediatamente se stiamo facendo la cosa giusta e impareremo presto a ripetere questo comportamento per ottenere lo stesso effetto tutte le volte che vorremo.

A seconda della funzione monitorata possiamo distinguere tra diversi tipi di biofeedback training:

  • Biofeedback dell’attività elettrica muscolare (EMG-BFB training).
    Consiste nell’apprendimento dell’autocontrollo dell’attività muscolo-scheletrica. Tramite questa tecnica, la persona viene messa in contatto diretto con il proprio corpo e può “vedere” ed “ascoltare” (grazie ai segnali acustici e visivi emessi dalla macchina) la sua tensione muscolare; può apprendere progressivamente l’autocontrollo di sé e dei propri sintomi; impara a rimanere rilassata in condizioni di stress. In molti casi il raggiungimento di queste capacità porta ad un cambiamento dell’immagine che la persona ha di se, nel senso che acquista una maggiore fiducia in se stessa e comincia a sentirsi più “competente”e più “forte” rispetto alla possibilità di modificare quanto le provoca sofferenza. Le applicazioni cliniche di questa tecnica sono più numerose rispetto a quelle delle altre tecniche e riguardano principalmente:
    • Disturbi d’ansia.
    • Disturbi psicosomatici
    • Cefalea da tensione
    • Tic e balbuzie
    • Sindrome dolorosa temporo-mandibolare
    • Crampo dello scrivano
    • Torcicollo spasmodico
    • Blefarospasmo
    • Riabilitazione neuromotoria
    • Sindrome pruriginosa resistente alle terapie farmacologiche.
  • Biofeedback della temperatura cutanea (Thermal BFB training).
    Consente di apprendere l’autocontrollo della temperatura cutanea tramite modificazioni progressive della vasomotilità periferica. Viene utilizzato principalmente per i seguenti disturbi:
    • Cefalea di tipo emicranico
    • Dolore cronico
    • Malattia di Raynaud
    • Ulcere cutanee diabetiche (a completamento della terapia tradizionale)
  • Biofeedback dell’attività elettrodermica (Galvanic Skin Responce Training).
    Consiste nell’apprendimento dell’autocontrollo dell’attività elettrodermica cutanea,. L’attività elettrodermica cutanea, direttamente proporzionale al grado di attività escretiva delle ghiandole sudoripare, è un indice neurovegetativo di attivazione emozionale. Tale tecnica è stata utilizzata per:
    • La desensibilizzazione sistematica di fobie multiple o semplici
    • La terapia cognitivo-comportamentale dei disturbi d’ansia e disturbi psichiatrici
    • Trattamento dell’iperidrosi palmare
  • Biofeedback della frequenza cardiaca (Heart Rate Feedback Training).
    Consiste nell’apprendimento dell’autocontrollo della frequenza cardiaca. E’ stato utilizzato per alcuni disturbi e patologie cardiovascolari, come:
    • Tachicardia parossisitica
    • Wolff Parkinson White
    • Contrazioni ventricolari premature 
  • Biofeedback della pressione arteriosa (Blood Pressure Feddback Training).
    Il soggetto apprende ad autocontrollare la pressione arteriosa. E’ stato utilizzato come terapia antipertensiva. I risultati sembrano incoraggianti, sia per quanto riguarda l’autocontrollo sulla funzione monitorata che il mantenimento dei risultati ottenuti.
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  • Biofeedback dell’attività elettrica cerebrale (EEG Feedback Training).
    Consiste nell’apprendimento dell’autocontrollo dei ritmi EEG. Viene utilizzato per:
    • Il trattamento degli stati d’ansia. Si raggiunge un ritmo definito “alfa”(8-13 Hz) che induce uno stato di rilassamento nell’intero organismo.
    • Il trattamento dei sintomi ossessivi. Si sfrutta un’altra caratteristica del ritmo ‘alfa’, cioè l’induzione di uno stato di “vuoto mentale”, che aiuta a combattere i pensieri intrusivi tipici della sintomatologia ossessiva.
    • Per la terapia dell’insonnia. In questo caso è il raggiungimento di un ritmo definito “theta” che induce uno stato di sonnolenza e immagini ipnagogiche, tipiche della prima fase dell’addormentamento.
    • Alcuni casi di epilessia. Si utilizza il ritmo cosiddetto “sensorimotore.”
  • Biofeedback della resistenza respiratoria per il trattamento dell’asma bronchiale.
  • Biofeedback del pH e della motilità gastrica per il trattamento dell’ulcera gastrica.
  • Biofeedback dell’erezione del pene applicato nei casi di impotenza
  • Biofeedback della temperatura vaginale in casi di dismenorrea.
  • Biofeedback della vasomotilità vaginale in casi di frigidità.
  • Biofeedback della resistenza retto-sfinterica e vescicale, per la terapia dell’incontinenza urinaria e fecale.

 

Dottor Luigi Mastronardi - psicologo, psicoterapeuta - Roma

 

 


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Tags: benessere mente bioeedback

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