Anoressia Nervosa
L'anoressia nervosa è un disturbo alimentare, caratterizzato da una consistente perdita di peso, disturbi dell'immagine corporea, timore di ingrassare e amenorrea ( nelle donne).
Il decorso può essere variabile: può esserci la remissione, oppure può avere un andamento ricorrente.
Fattori prognostici sfavorevoli sono: il sesso maschile, la compresenza di disturbi di personalità, un marcato calo ponderale, un grave disturbo dell'immagine corporea, l’appartenenza al sottotipo bulimico, un’associazione con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo o con il Disturbo Schizotipico di Personalità. Fattori favorevoli, invece, sono rappresentati da un’età più giovane e dalla presenza di un buon adattamento sociale e lavorativo premorboso. La mortalità può variare dal 5% al 20% ed è a causa delle complicazioni organiche, mentre più raramente avviene per suicidio.
Ci sono, inoltre, alcuni comportamenti anomali, che precedono di molto il dimagrimento (fattore principale usato ai fini della diagnosi), e che potrebbero essere utilizzati quali elementi diagnostici precoci: la presenza di disturbi gastrici, che vengono usati come pretesto per una ridotta assunzione di cibo; un’iperattività generica, per ridurre il consumo energetico; una condizione di euforia, estroversione e disinvoltura gradualmente maggiori; la convinzione costante di essere grassa e, quindi, il ricorso continuo a diete; i rituali per mangiare (ad es. solo determinati cibi); la comparsa dell’amenorrea.
Numerose sono le ipotesi eziopatogenetiche:
a) Le teorie psicoanalitiche descrivono una regressione alla fase orale (Freud), una difesa contro fantasie inconsce di fecondazione (Abraham), un incompleto superamento della fase schizoparanoide (Klein).
b) Alcuni autori la considerano come una fobia del peso, dove il dimagrimento ed il digiuno servirebbero come condotte di evitamento.
c) Sullivan ha affermato che il rapporto con una madre premurosa, ma incapace di accettare l’esigenza di autonomia ed il bisogno di potere della figlia, determina una situazione di scissione: il bisogno di soddisfazione libidica, espresso dall’alimentazione, viene continuamente gratificato, mentre il bisogno di potere è costantemente represso. Nell’età puberale, in cui emerge la conflittualità autonomia/dipendenza dalla struttura familiare, riaffiora questa scissione ed il rifiuto del cibo sta a rappresentare la negazione della soddisfazione alimentare, che è incompatibile con il soddisfacimento del sentimento di potere, che ora può essere esercitato solo attraverso il controllo rigido del corpo emaciato.
d) Secondo le teorie biologiche risultano importanti: una ridotta risposta del TSH al TRH e del LH ai test di stimolazione, una riduzione delle gonadotropine basali, una diminuzione del GH e del T3, un aumento dell’attività dopaminergica (ridotto bisogno di cibo, perdita della libido, percezione delirante del proprio corpo) ed una riduzione dell’attività sia serotoninergica sia noradrenergica.
È una delle sindromi di maggiore complessità sul piano terapeutico per l’assoluta mancanza di insight e per la rigida negazione di malattia: le pazienti, infatti, rifiutano ogni approccio medico oppure fingono di collaborare. Il trattamento, comunque, deve essere composito ed individualizzato, deve comprendere misure internistiche, cure mediche, terapia farmacologica ed interventi psicoterapeutici, e deve essere attuato nel modo più tempestivo possibile.
Bibliografia:
- APA, Diagnostical and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, 2013.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone, 2008.
(Dott.essa Alice Fusella)
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