Resistenza
“La resistenza è l’indice infallibile dell’esistenza del conflitto. Deve esserci una forza che tenta di esprimere qualcosa ed un’altra forza che si rifiuta di consentire questa espressione”, S. freud
Il termine resistenza designa, in psicoanalisi, qualunque forma di opposizione da parte dell’analizzando per impedire l’accesso ai propri contenuti inconsci, ostacolando il cambiamento e l’insight, ossia la comprensione del significato di pensieri, emozioni, sintomi e comportamenti.
Secondo Sigmund Freud la resistenza, che aumenta quando durante il trattamento ci si avvicina al nucleo patogeno, svolge una funzione difensiva messa in atto, oltre che dall’Io attraverso la rimozione, la resistenza di transfert e il guadagno secondario della malattia, anche dall’Es attraverso la coazione a ripetere e dal Super-Io attraverso il bisogno di punizione.
La resistenza consiste nella trasgressione della regola fondamentale delle libere associazioni, che consente di accedere all’inconscio.
La forma attraverso cui si manifesta la resistenza è variabile, mentre la sua intensità si modifica nel corso della terapia analitica.
In tal senso queste sono connesse a problematiche di tipo psicopatologico e rivelano una difesa verso la temuta evidenziazione di problemi che possono esacerbare lo stato emotivo e affettivo del soggetto.
Attraverso l’analisi infatti, il paziente sperimenta una crisi d’identità in cui deve riuscire a mediare le proprie problematiche attraverso i meccanismi di difesa ma, man mano che l’analisi procede verso il nucleo patologico, le resistenze aumentano.
Le tipiche manifestazioni della resistenza sono: dimenticare di venire in seduta senza avvisare, oppure arrivare in ritardo; altra tipica resistenza è quella di proporre periodi di sospensione del rapporto se non “sparire” e ricomparire senza fornire spiegazioni plausibili; ulteriore forma di resistenza è quella manifestata da soggetti che parlano in maniera logorroica senza mai ascoltare, oppure ammalarsi fatalmente un paio d’ore prima della seduta. In tutti questi casi si parla di Acting-out.
Successivamente a Freud, altri autori hanno cercato di approcciarsi alla resistenza evidenziandone il valore comunicativo.
Essa comprende tutta la realtà psichica dell’analizzando e l’analista deve essere empatico verso le diverse manifestazioni della resistenza, senza sollecitare il paziente a una rinuncia prematura.
Occorre soffermarsi sulla comprensione di cosa riveli la resistenza, piuttosto che sottolineare esclusivamente contro cosa il paziente si stia opponendo, in quanto in tal modo, si correrebbe il rischio che egli inconsciamente rinforzi le proprie resistenze, o che ne produca di nuove, più tenaci e raffinate.
Per approfondimenti:
- studiobumbaca.it
- treccani.it
- psicoterapia.it
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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Tags: empatia psicoanalisi sigmund freud comprensione resistenza opporsi nucleo patogeno difese Io Es e Super-Io